Intesa Aimb e Assolombarda: la parola alle imprese e le perplessità di 28 imprenditori

Il progetto di fusione tra Aimb e Assolombarda crea dibattito. In redazione sono arrivate tre lettere: una che esprime perplessità e firmata da 28 imprenditori del territorio di Monza e Brianza, un’altra del presidente Andrea Dell’Orto che spiega le ragioni del progetto, una terza che la considera un’opportunità. Ecco le lettere e le firme.
Intesa Aimb e Assolombarda: la parola alle imprese e le perplessità di 28 imprenditori

Il progetto di fusione tra Aimb e Assolombarda
crea dibattito. In redazione sono arrivate due lettere: una che esprime perplessità e firmata da 28 imprenditori del territorio di Monza e Brianza, l’altra del presidente Andrea Dell’Orto che spiega le ragioni del progetto. Ecco le lettere e le firme.

“Caro direttore,
la “Riforma Pesenti” di Confindustria, come noto a molti, ha avviato un processo di razionalizzazione delle Territoriali, che porterà nei prossimi anni ad un elevato numero di aggregazioni. In questa ottica, Confindustria Monza e Brianza ha dato mandato al suo Presidente di valutare e proporre possibili aggregazioni e, tra queste, è sembrata ad alcuni più “naturale” quella con Assolombarda, la più grande e strutturata Territoriale d’Italia.
In vista di questa possibile operazione è stato attuato un processo di comunicazione interno per la condivisione e la raccolta di suggerimenti e perplessità; a tutti gli associati è stato richiesto di sospendere ogni giudizio, in attesa di conoscere i contenuti definitivi. Si noti bene: a oggi nessun organo di Confindustria Monza e Brianza ha mai deliberato un “sì” ad alcuna operazione, con Assolombarda o altri. La Giunta Esecutiva e l’Assemblea hanno approvato un percorso esplorativo, senza che ciò comportasse alcuna scelta definitiva; solo di recente, con la votazione del “Protocollo Esecutivo”, si è appreso che quella che era stata presentata come una “aggregazione”, in realtà prenderà la forma di fusione per incorporazione, se approvata. Le ragioni che motivano moltissimi imprenditori ad opporsi a questa ipotesi sono chiare:

– La riforma “Pesenti” individua le Territoriali che dovrebbero aggregarsi, sulla base di criteri dimensionali oggettivi; Confindustria Monza e Brianza non ha l’obbligo di aggregarsi, avendo numeri ben superiori al necessario. Se anche in futuro venissero meno questi numeri, comunque, non è previsto alcun obbligo di aggregarsi.

– Una Territoriale più grande non è una necessariamente più efficace, moderna e rappresentativa; vale tuttavia il contrario: una Territoriale con queste qualità di solito cresce di dimensioni, infatti:

– Confindustria Monza e Brianza ha visto quasi raddoppiare gli associati (un record in Italia), a differenza delle altre, in continua emorragia di numeri; questo, nonostante i cambiamenti epocali e spesso traumatici cui abbiamo assistito nell’ultimo decennio; queste centinaia di imprenditori hanno fatto una scelta ponderata, dato che costa anche denaro: siamo certi che si siano sbagliati? Non è la dimensione della Territoriale che conta, ma la qualità.

– Un’azienda che si fosse sentita meglio rappresentata da Assolombarda avrebbe potuto sceglierla, come può cambiare oggi, senza cancellare un’eccellenza storica e senza obbligare altri imprenditori a seguirla. Se questi ultimi si accorgeranno, nel tempo, di aver sbagliato, potranno cambiare; se si concretizza, invece, la fusione per incorporazione non si potrà tornare indietro.

– Nel corso dell’ultimo anno è stato presentato agli associati di Monza e Brianza un progetto di “aggregazione” che non ha nulla a che vedere con quanto saranno chiamati ad approvare: non si tratta di “aggregazione”, infatti, bensì di fusione per incorporazione. La prima Associazione di Imprenditori in Italia, 113 anni di storia dell’eccellenza manifatturiera, verrà cancellata irrimediabilmente (il patrimonio immobiliare fuso, ad esempio), per essere sostituita con una rappresentanza territoriale, cancellabile a maggioranza semplice da Assolombarda, che ne determinerà il budget. Gli Associati che voteranno a favore della fusione, persuasi che «manterremo tutto ciò che abbiamo oggi, ma aggiungendo vantaggi» (come garantito nelle slide di presentazione della “aggregazione”) sono mal informati: Assolombarda deciderà sulla totalità delle vicende riguardanti Monza e la Brianza, salvo in alcuni limitati casi «sentire il parere del Direttivo del Territorio». Con quali conseguenze per le sue aziende, per l’occupazione?

– Il processo aggregativo ha mostrato lati insoliti per la trasparenza tipica di Confindustria: basti pensare che la Giunta Esecutiva monzese del 10 Marzo, che ha votato a favore del progetto di “aggregazione”, non ha avuto accesso alla bozza di Statuto in esso richiamato quale parte integrante, nonostante fosse già stato approvato da Assolombarda; documento che è stato consegnato solo dopo la votazione e che si è rivelato profondamente diverso da quanto descritto in precedenza agli Associati, membri di Giunta compresi.

– Una Territoriale più grande garantirebbe migliori servizi: non è necessariamente così, tant’è che centinaia di aziende hanno scelto e continuano a scegliere AIMB, piuttosto che Assolombarda; ancora una volta si tratta di una scelta di qualità, non di dimensioni. La riforma Pesenti prevede, inoltre, forme di “federazioni dei servizi”, senza necessità di fusioni.

-Non esiste alcuna motivazione oggettiva a procedere a “tappe forzate” con l’ approvazione della fusione entro Maggio 2015, quando la stessa Pesenti prevede, giustamente, tempi ben più ragionevoli (2017); una urgenza che ha suscitato forti perplessità e inviti alla prudenza da parte di molti, compresi alcuni vicepresidenti e figure autorevoli in viale Petrarca. Maggiore tempo consentirebbe agli imprenditori e al territorio stesso di conoscere contenuti, costi e benefici reali della eventuale fusione, nonché di valutare tutte le conseguenze di questa scelta irrevocabile.

Per concludere, se alcuni imprenditori e manager si sentono meglio rappresentati in Assolombarda, oggi ed in ottica prospettica, si iscrivano ad Assolombarda, senza obbligare altre aziende a farlo! Lo facciano, soprattutto, senza cancellare per sempre la Territoriale più antica e (stando ai trend associativi) efficace nell’affrontare i cambiamenti.

Che si tratti di aziende di respiro locale, così come di eccellenze internazionali, la maggioranza numerica degli imprenditori chiede a Confindustria Monza e Brianza di dare anzitutto una forte rappresentanza locale, prima che a Roma o altrove: L’Associazione aderisce a Confindustria assumendo il ruolo di componente territoriale del Sistema», recita l’articolo 1 dello Statuto. Non è campanilismo: è concretezza.

Il nostro Paese ha bisogno di industria, cioè occupazione, benessere e speranza per le nuove generazioni; Confindustria Monza e Brianza, ovvero l’eccellenza manifatturiera italiana, continua a rappresentarne efficacemente le istanze: impariamo a conoscere e rispettare noi stessi, prima di tentare di cambiarci”.

Goretti Franco (Assograph Italia Srl); Crippa Paolo (Brianza Plastica Spa); Caimi Giovanni (Caimi Brevetti Spa); Cuccovillo Massimo (Campionmax srl); Meroni Enrico (Consea srl); Consoli Massimiliano (Consoli Francesco & C.S.n.c.); Fumagalli Cesare (Fumagalli Guarnizioni srl); Campanini Niccolo’ (Imbalkraft srl); Colombo Carlo (Manifatt. M. Colombo & C. Spa); Melli Alessandro (Melli Automazione srl);Marras Paola (Niklas Events Srl); Parigi Laura (NPI Italia Spa); Locati Guido (Officine Locati Monza s.r.l.); Meroni Gabriella (OMR Italia Spa); Carniglia Paola (Otim Spa); Pagani Paolo (Pagani Industrie Alimentari Spa); Parravicini Matteo (Para’ Spa); Rossi Ruggero (Rossi Lorenzo & Figli Spa); Salmoiraghi Sandro (Salmoiraghi Spa); Dossi Alberto (Sapio Srl); Ronchi Simona (Silap Srl); Navarini Giuseppe (Ten Srl); Colombo Sergio (Transtadio Spa con settore merc. “legnoarredo” all’unanimità); Maggioni Alessandro (Unimec Spa); Grassi Massimo (Valli Arredobagno Srl); Paci Elisa (Vetreria F.lli Paci); Fossati Cesare (Wilbra sas); Cogliati Domenico (a titolo personale)

“Egregio Direttore, in queste settimane sulle pagine del Cittadino si è dato conto (uso volutamente questo termine perché si sono sentite in maniera obiettiva tutte le campane) del progetto aggregativo che vede protagoniste Confindustria Monza e Brianza e Assolombarda. Ne è emerso, proprio su questa pagina dedicata alle lettere, un dibattito non privo di spunti interessanti ma anche in alcuni casi di inesattezze.
Confindustria, attraverso la riforma Pesenti, è il primo dei grandi corpi intermedi del nostro Paese ad affrontare la necessità di cambiare, superando l’ormai antistorico frazionamento territoriale, troppo limitato per rispondere ai bisogni di imprese che si confrontano quotidianamente con il mercato globale.

Confindustria Monza e Brianza, proprio facendo leva sul suo primato storico e sulla responsabilità morale di prima associazione di imprenditori sorta in Italia (1902), vuole essere come allora protagonista del cambiamento. Penso che le piccole e medie imprese sappiano raccogliere la sfida: il mercato non è più una questione di dimensione, provenienza o settore ma di opportunità. E per una piccola impresa avere opportunità può fare la differenza tra sviluppo e non sopravvivenza. Alle territoriali la riforma chiede di aggregarsi, lasciano la facoltà di scegliere la forma giuridica più conveniente. Non è un semplice suggerimento ma una strada resa intenzionalmente pressoché inevitabile dal meccanismo della soglia, che assegna seggi nel Consiglio Generale – l’organo che delinea le strategie di Confindustria nazionale – solo se la quota contributiva di ogni singola territoriale supera l’1% dei contributi totali. Monza al momento è all’1,4%, quindi in una condizione di relativa salvaguardia: ma nel 2017 tale quota potrà essere innalzata, proprio per spingere ad aggregarsi chi non l’abbia ancora fatto. Potremo dunque perdere la nostra garanzia, contare meno e diventare marginali.

Ecco la prima ragione del sì: vogliamo continuare a contare e a rappresentare tutte le imprese al massimo livello del sistema-Confindustria.

Con chi aggregarci? Con Assolombarda, perché questa alleanza moltiplicherà servizi e rappresentanza, dando alle imprese la possibilità di far valere i propri interessi a livello regionale (sarà la più grande territoriale della Lombardia), nazionale ed europeo (avremo un nostro ufficio operativo a Bruxelles). Non basta più essere forti a casa nostra, serve che le istanze siano portate ai livelli più alti. Questa è la finalità dell’aggregazione vista da Monza e Brianza, ed è la seconda ragione del sì: agli imprenditori oggi, dopo 7 anni di crisi, non serve chiudersi in un piccolo e antico campanile ma aprirsi al mondo. Le imprese da questi anni hanno imparato molto e la maggior parte di loro ha cambiato pelle ampliando confini e orizzonti. Guardare a nuovi mercati è una sfida e fare business e networking è un’opportunità che l’ aggregazione con Assolombarda può dare alle nostre imprese.

Guardando al processo deliberativo interno, abbiamo condotto un’azione capillare di informazione per la condivisione degli obiettivi e la raccolta di obiezioni, suggerimenti e perplessità, che non nascondo ci sono stati – sarebbe ingenuo pensare altrimenti – e che verranno recepiti, nella misura massima possibile, nella stesura dello statuto, del progetto di fusione e in eventuali altri documenti correlati. Proprio per raccogliere queste istanze abbiamo portato alla deliberazione della Giunta Esecutiva e dell’Assemblea degli Associati solo il protocollo esecutivo (un documento interno richiesto da Confindustria alle territoriali che intraprendono il processo aggregativo) che fissa la cornice generale all’interno della quale specificheremo i contenuti dell’aggregazione e il ruolo del presidio territoriale.

Perché Monza non chiuderà: al contrario, continuerà ad assistere le imprese ed erogare servizi, come e più di adesso, grazie a nuove competenze e risorse. La nostra attuale sede assumerà la veste di presidio territoriale e verrà eletto un Comitato di 30 imprenditori, titolari di imprese con sede nella provincia di Monza e Brianza, che gestirà un budget dedicato e organizzerà la presenza e l’attività locale della nuova Associazione, mantenendo – come oggi – saldamente la presa. Tra l’altro, come ben sanno i sostenitori delle ragioni del no, verrà recepito nello Statuto che l’ipotetico scioglimento del Presidio sarà regolato dalla stessa maggioranza assembleare che può deliberare lo scioglimento dell’intera Associazione. È il massimo della garanzia possibile.

È chiaro che non c’è nessun obbligo di aggregarci; è infatti una questione di intelligenza e di lungimiranza, le stesse caratteristiche di un bravo imprenditore. Non stiamo chiedendo di scegliere tra Assolombarda e Confindustria Monza e Brianza – come strumentalmente si vuol far credere – ma tra Confindustria MB e l’aggregazione Confindustria MB-Assolombarda. Ho volutamente nominato una Commissione di imprenditori – composta in maggioranza da sostenitori delle “ragioni del no” – che si appresta a rivedere ed emendare la bozza di statuto, che al momento deve rimanere riservato e a conoscenza dei soli imprenditori, e scrivere il progetto di fusione.

Per fare chiarezza sui termini usati da chi in queste settimane dato ha vita al dibattito, “aggregazione” è l’espressione generale riportata dalla riforma Pesenti che, con grande senso democratico, riconosce autonomia e unicità alle varie territoriali, lasciandole libere di scegliere la soluzione giuridica più conveniente. Noi ci siamo indirizzati verso la fusione per incorporazione per motivi di efficienza e neutralità fiscale (preferiamo investire per le nostre imprese i contributi che esse ci versano). I tempi sono rapidi perché il mondo va ancora più veloce e perché non c’è motivo per tenerli più lenti. C’è poi un dato che parla: l’80% delle imprese intervenute nell’assemblea del 24 marzo ha approvato il protocollo esecutivo, aperto la strada alla terza fase del processo e rinnovato la fiducia al gruppo di lavoro che, negli ultimi 4 anni, ha fatto crescere Confindustria Monza e Brianza più di tutte le altre territoriali italiane. Lo stesso gruppo ora propone a tutti gli associati di essere soci fondatori di una nuova realtà, che cambierà per sempre il volto di Confindustria e spingerà tutto il Paese a rinnovarsi”.
Andrea Dell’Orto
*Presidente Confindustria Monza e Brianza

“Confindustria ha voluto, prima di altri, con la Riforma Pesenti, dare un segnale di profondo rinnovamento di se stessa per privilegiare le proprie associate e modernizzare un sistema che troppo spesso si è identificato in modo sbilanciato con i suoi rappresentanti a svantaggio dei rappresentati.

Al centro della Pesenti c’è la visione della cultura dello sviluppo, della crescita e della legalità perché ciò che serve al nostro paese è un sistema innovativo, internazionalizzato e sostenibile.

Per realizzare tutto ciò bisogna uscire da dimensioni locali ed arrivare ad ambiti più ampi, che coincidano il più possibile con i perimetri regionali. Il mondo confindustriale in tutta Italia si sta muovendo in questo senso.

Ma Confindustria è stata solo un precursore con il suo statuto, perché molte altre componenti stanno cambiando ed andando verso ambiti aggregati. Solo per citare gli ultimi, sono le banche popolari, le camere di commercio, i confidi.

Confindustria Monza e Brianza ha voluto cogliere questa sfida all’interno della Lombardia, una delle regioni che per dimensioni e numero di territoriali vede più complesso il processo aggregativo verso una unica rappresentanza regionale.

La scelta naturale è andata sulla territoriale più vicina, più forte e con la quale condividiamo imprese sul territorio e rappresentanza in alcune istituzioni locali, senza contare i comuni interessi sulle infrastrutture (grandi arterie, aeroporti, centri di interscambio, treni e metropolitane), sulle università e su tutto ciò che compone, oggi, un’area metropolitana vasta. All’interno di quest’ultima, piaccia o non piaccia, ci siamo già ma, oggi, senza nessun potere.

In un contesto come quello che può offrire la nuova associazione Assolombarda-Confindustria Monza e Brianza, la piccola impresa brianzola può esprimere la forza del suo modello, studiato in tutto il mondo, coniugando l’opportunità di una realtà che ha messo al centro delle sue priorità l’innovazione, il capitale, l’internazionalizzazione, la semplificazione ma, soprattutto, la logica della filiera.

Le piccole imprese hanno sempre rappresentato un grande valore all’interno di Confindustria perché la logica della loro azione non è mai stata quella di volere leggi e misure a tutela della propria dimensione ma di richiedere politiche ed opportunità di crescita e sviluppo. Il contesto allargato che unirà le imprese di Monza e di Milano moltiplicherà per tutti le possibilità di interrelazione e collaborazione, che consentiranno di sviluppare nuovi progetti condivisi, di innalzare il livello complessivo del know-how, di affacciarsi su nuovi mercati e accedere a tecnologie più avanzate.

Assolombarda ha già dimostrato di comprendere la forza del modello brianzolo con due atti concreti. Il primo è la dimensione delle piccole imprese che è stata già adeguata a quella di Monza, abbassandola da 250 addetti a 100. In secondo luogo, è stato valorizzato il modello di servizi creato in questi ultimi anni dalla nostra territoriale ed è stata data piena delega ad implementarlo a Milano. Si tratta di due atti che indicano che saranno proprio le PMI ad avere il più grande vantaggio da questa unione.

La crisi ha profondamente cambiato il DNA delle nostre imprese ma siamo forti di un’associazione che negli ultimi anni – con la presidenza e la strategia del presidente Dell’Orto e il lavoro del direttore Manelli – è cresciuta per dimensione e qualità dei servizi; ciò rende possibile affrontare il percorso aggregativo più ambizioso. L’80% delle imprese della Brianza ha votato il protocollo esecutivo convinto che si debba andare avanti su questa strada.

La rappresentanza del territorio, che crescerà e si rafforzerà con l’ingresso delle 300 imprese oggi iscritte ad Assolombarda, non potrà che uscirne avvantaggiata. Le condizioni che sono state alla base della trattativa garantiscono al nostro presidio i tre pilastri previsti dalla Pesenti: rappresentanza efficace, identità organizzativa solida, efficienza dei servizi.

Restare isolati, mentre il mondo va avanti e cambia, non è politica del campanile ma della caverna. L’unione delle imprese di Monza e Milano, con un presidio territoriale forte ed autonomo di organi e budget, sarà uno straordinario strumento per le nostre piccole e medie imprese non solo per uscire dalla crisi ma per trovare i più ampi contesti di sviluppo e crescita”.
Ambra Redaelli

*Giunta di Confindustria nazionale, Past President Piccola Industria Lombardia e Amministratore Delegato Rollwasch Italiana S.p.a.