Innovazione, la scelta delle Pmi brianzole per “essere vincenti”

L'innovazione al centro dell'incontro del progetto MB/Manifacturing Valley (Assolombarda e Bocconi Alumni).
Assolombarda
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Innovare comporta fatica e l’utilizzo di tanti soldi. Ma è una scelta obbligata per navigare con sufficiente sicurezza nel gran mare dei mercati internazionali, dapprima agitati dalla tempesta Covid, ora mossi dai venti di guerra in arrivo dall’Ucraina. Le aziende della Brianza, del resto, spesso sono riuscite ad anticipare i cambiamenti. Anche di questo si è discusso durante l’incontro «La rivoluzione dell’innovazione: nuovi paradigmi per essere vincenti», quarta e ultima puntata del progetto MB/Manifacturing Valley, percorso di crescita indirizzato alle piccole e medie imprese, promosso dal Gruppo Giovani di Assolombarda e da Bocconi Alumni.

Gianmario Verona, docente di management all’Università Bocconi, presidente Human Technopole, ha subito sgomberato il campo da ogni equivoco, specificando appunto come «innovazione sia un termine del quale ci stiamo riempiendo la bocca in modo trasversale. Ma innovare è una cosa non banale, molto costosa. Questo è un momento storico straordinario per l’innovazione. Prima ci sono state le macchine a vapore, poi l’elettricità e ora c’è il digitale. Siamo di fronte a un potenziale che è enorme».

Ma l’operazione non si presenta comunque facile, anche perché, ha aggiunto Verona , «stiamo vivendo anni di grande complessità, il contesto macro non aiuta. E poi le aziende detestano innovare, hanno nel Dna la perpetuazione dello status quo. L’innovazione è un lungo viaggio. Bisogna cercare di affrontarlo in modo razionale e non banalizzandolo, come fanno i media».

Alla Colmar, marchio monzese dell’abbigliamento sportivo e non solo, sulla importanza dell’argomento non hanno mai avuto dubbi: «Ogni sei mesi – ha precisato l’amministratore delegato Carlo Colomborinnoviamo tutta l’offerta. Cioè innoviamo fogge e colori: nel nostro settore, chi non innova muore».
Qui hanno sempre avuto il «vizio» di innovare: si è partiti fornendo a Zeno Colò, campione mondiale e olimpico degli anni Cinquanta, giacche a vento rivoluzionarie per l’epoca, per arrivare agli indumenti in grafene. Ma già si stanno studiando altri materiali, ancora più leggeri ed ecosostenibili. «La tecnologia di prodotto – ha commentato Colombo – è la base per vivere».

«Bisogna sempre – ha riconosciuto Jody Brugola, presidente di Brugola Oeb Industriale, altro marchio brianzolo noto nel mondo – cercare di fare sempre meglio degli altri ed essere più veloci e produttivi. Il petrolio dell’Italia sono le piccole e medie imprese».
«Le aziende italiane – ha puntualizzato Beppe Fumagalli, amministratore delegato e fondatore di Buena Fortuna Capital, fondo che fa crescere le aziende di piccole dimensioni – sono note nel mondo per la loro creatività: fanno tantissimo con poco». Chi si ferma, insomma, è perduto. «La chiave – ha ammesso Francesca Morandi, componente del consiglio di amministrazione di Made in Steel – è leggere, leggere, leggere e formarsi. Prima dobbiamo formare noi stessi e poi trasformare l’organizzazione».

«La cultura dell’innovazione – ha spiegato Sonja Blanc, ceo di Sireg Geotech e Sireg Hydros – la si promuove scegliendo i collaboratori giusti e motivandoli. Ma ci vuole pazienza e determinazione».