Via da Vimercate a Segrate, per sperare di continuare a lavorare in Ibm. Poi, a metà novembre, la nuova doccia fredda: altri licenziamenti. La direzione del gruppo Ibm ha comunicato l’avvio di una nuova procedura di mobilità per 285 lavoratori (225 impiegati e quadri e 60 dirigenti), che riguarda tutti i settori nell’ambito del piano di bilanciamento delle risorse che prevede tagli per 1.898 persone in Europa, deciso dalla multinazionale di Armonk, New York, Stati Uniti. La notizia è stata diffusa dalle sigle sindacali. Le unità locali direttamente coinvolte sono quelle di Milano Segrate (199 persone totali), Roma (60), Torino (12), Padova (4), Bologna (7), Firenze (2), Napoli (1). La società ha motivato la scelta con i risultati economici negativi registrati nell’ultimo trimestre e con la necessità di razionalizzare e riorganizzare le attività tra le varie aree del mondo.Si tratta della terza procedura di licenziamenti collettivi nell’arco di soli 18 mesi, cui si aggiungono le uscite volontarie, per una riduzione occupazionale complessiva di oltre 1.000 addetti.
“Contestiamo risolutamente la scelta di Ibm, tanto reattiva nel ridurre l’occupazione ma non altrettanto nei progetti innovativi e di investimento”, commenta Nicola Alberta, segretario generale Fim Lombardia e coordinatore nazionale Fim Cisl. “Ibm deve reagire alle nuove sfide del mercato rilanciando la presenza nei diversi paesi e sui nuovi segmenti tecnologici, non dismettendo le attività – aggiunge -. L’azienda opera in un settore di ricerca e alta tecnologia che è strategico per il sistema industriale, è necessario quindi un forte ruolo del governo e del ministero dello sviluppo economico per ottenere precise garanzie sul mantenimento delle attività e dell’occupazione nel nostro Paese”. Nei prossimi giorni si terranno assemblee con i lavoratori in tutte le unità locali e scioperi a sostegno delle proposte che i sindacati porteranno al confronto con l’azienda.