Sarà perchè, tutto sommato, viviamo una condizione di benessere superiore alla media nazionale. Sarà per un innato senso civico che fa desistere dalle richieste quando si è consci di non avere diritto a qualcosa. Sarà anche per qualche difficoltà burocratica, che pure c’è stata. Fatto sta che a Monza e in Brianza non si può parlare di “assalto alla diligenza” per quanto riguarda il reddito di cittadinanza.
A dirlo sono i dati dell’ufficio Statistica del Comune di Monza, che ha elaborato, alla data dell’8 ottobre, lo stato dell’arte. E i centri di assistenza fiscale dei sindacati confermano l’impressione.
Reddito di cittadinanza in Brianza Comune per comune (Pdf)
I dati – Dunque: i nuclei familiari richiedenti il reddito di cittadinanza (o la pensione di cittadinanza per gli over 65 anni) sono stati, nella provincia, 6.743 (lo 0,4% sul totale nazionale). Di queste domande, all’8 ottobre, 3.374 erano state accolte, 830 risultavano in lavorazione e 2.539 respinte o cancellate. Delle 3.374 domande accolte, poi, 191 sono decadute, per cui i nuclei percettori di reddito di cittadinanza sono alla fine 3.183. Per un totale di 7.509 persone, per un importo medio mensile di 420,44 euro (media in Italia: 482,36 euro).
Non grandi numeri, insomma, tenendo conto che la provincia conta oltre 866mila abitanti. Naturalmente il comune con più richieste è Monza, quello con meno Camparada, che sono anche i comuni più e meno popoloso della provincia.
Per la cronaca, all’8 ottobre le domande di reddito di cittadinanza presentate in tutta Italia in 7776 Comuni sono state 1.558.898. Di queste, ne sono state accolte 1.027.412 (due su tre).
«Come Caf della Cisl -spiega Silvia Magni- abbiamo elaborato all’incirca 500 domande, la stragrande maggioranza delle quali presentate da famiglie mononucleo e monoreddito».
L’età e le famiglie – «L’età più rappresentata tra chi ha fatto domanda non è giovanissima: parliamo della fascia tra i 45 e i 55 anni. I nuclei numerosi? Paradossalmente non sembrano aver necessità del reddito di cittadinanza: basta che due componenti lavorino per superare i limiti di reddito entro i quali si ha diritto alla misura».
Al Caf della Cgil, al 20 ottobre, erano state trattate 1.423 pratiche (da tutta la provincia) di cui 1.085 di cittadini italiani, 45 di cittadini comunitari e 293 di cittadini extracomunitari.
Di tutti costoro difficile stabilire l’età media «perché -spiega Eliana Schiadà- la domanda può essere presentata da un qualunque componente del nucleo familiare. Diversi cittadini extracomunitari peraltro non possono fare la domanda perché non riescono a produrre i documenti catastali su proprietà immobiliari nei loro paesi di origine. Quindi la platea di extraUe interessati al reddito di cittadinanza è potenzialmente maggiore di quella che ha fatto domanda».
Difficoltà con la burocrazia? «All’inizio c’è stato qualche problema con l’Inps, poi superato. Ora c’è un numero verde che pare funzionare» dice Magni.
La burocrazia – «Qualche difficoltà iniziale a coordinarsi tra sistemi c’è stato – aggiunge Schiadà – però le grandi masse di richieste che si prevedevano non ci sono state. Piuttosto, il problema è che il Caf non è informato dell’esito delle domande, che arriva direttamente agli interessati. Quindi c’è chi torna da noi dopo aver visto respinta la propria domanda ma a noi non resta altro che rimandarli all’Inps».