Creatività, innovazione, esperienza. Non solo per sopravvivere, ma anche per ripartire. Perché il mercato del lavoro, dice la Provincia di Monza e Brianza, fa i conti con un sistema che appare “congelato” e che subisce, fragile, i colpi della crisi pandemica. L’analisi congiunturale è fornita dalla Provincia stessa e da Afol Mb al tavolo di concertazione e riguarda in quarto trimestre 2020, la fine dell’anno della grande epidemia Covid.
Tra gli obiettivi della Brianza c’è anche la creazione di un osservatorio provinciale permanente del mercato del lavoro per offrire a cadenza trimestrale un monitoraggio degli indicatori socio – economici e dei principali trend di sviluppo in corso ed “è uno degli impegni presi nell’ambito del patto BrianzaRestart siglato lo scorso luglio tra la Provincia e 90 stakeholders del territorio” per pianificare gli strumenti di rilancio del territorio. “La condivisione dei dati è il primo step per programmare azioni efficienti a sostegno delle dinamiche del lavoro e della formazione che richiedono sempre più capacità di fare sistema tra istituzioni e soggetti coinvolti” annota la Provincia che fa i numeri della rete territoriale per il lavoro: 4 centri per l’impiego, 2 sedi decentrate dei Cpi, 3 centri di formazione, 27 Sportelli unici lavoro con 29 amministrazioni comunali convenzionate.
“Grazie alla collaborazione con Afol MB i servizi che abbiamo messo in campo nel corso degli anni si stanno dimostrando efficaci per dare supporto ai cittadini e alle imprese che stanno affrontando i contraccolpi della crisi pandemica. Costituire un Osservatorio permanente del mercato del lavoro è uno dei primi impegni del Brianzarestart proprio per avere un’analisi costante dei trend in atto e permetterci di intervenire con politiche mirate.
Questi dati, in particolare, confermano che la crisi pandemica sta colpendo maggiormente le lavoratrici e i lavoratori con bassa specializzazione mentre sono privilegiati quei Know how professionali in grado di gestire i processi di innovazione di prodotto e di processo. Una indicazione importante che deve tradursi in azioni concrete per adeguare i percorsi di formazione verso nuovi skils che emergeranno. In questa situazione dobbiamo essere pronti a sostenere i lavoratori ma pensare anche a formare i lavoratori di domani. ” – commenta Luca Santambrogio, Presidente della Provincia MB,
«Blocco dei licenziamenti, ammortizzatori sociali e la vitalità di un sistema produttivo capace di costruire reti sono gli elementi che hanno permesso al territorio di sviluppare una resilienza, nonostante i contraccolpi del calo dei valori del Pil all’8% si sia fatto sentire – commenta Marcello Correra, amministratore unico di Afol MB – Abbiamo colto elementi in controtendenza rispetto al contesto regionale: il numero delle imprese è diminuito in misura minore con un saldo dell’0, 25%rispetto allo scorso anno, con un calo più contenuto degli addetti. Soffre il settore manifatturiero, ma sono cresciuti i settori del trasporto, del magazzinaggio, delle costruzioni, della sanità e dell’assistenza. C’è stata una perdita di posti di lavoro, maggiormente registrata nelle cosiddette mansioni energetiche, cioè più manuali, con il 98% delle cessazioni. Nelle posizioni che richiedono un know how più alto, non è cessata una posizione. Questo dato dimostra che è necessario investire nelle politiche del lavoro ma anche nelle politiche a sostegno della creazione di conoscenza: solo così si possono difendere i posti di lavoro».
Il tavolo prevede per il 2021 un incremento del prodotto interno lordo anche se più contenuto rispetto a quanto prospettato in precedenza. Salvo i comparti “costruzioni” e “sanità e assistenza sociale” tutti i settori hanno accusato il colpo dell’anno pandemico, benché in modo lieve, ma mentre nel terzo trimestre 2020 le esportazioni provinciali hanno subito una contrazione dell’1,08% rispetto all’analogo periodo dell’anno precedente, “le analoghe contrazioni registrate a livello regionale e nazionale sono state pari rispettivamente al 7,91% e al 4,86%”. Nello stesso trimestre, dopo le perdite del secondo, le esportazioni provinciali non sono state distanti dai livelli registrati nel terzo trimestre 2019.
“Il dettaglio delle esportazioni provinciali per categoria merceologica evidenzia una contrazione particolarmente rilevante per i macchinari (-20,51% rispetto all’analogo periodo dell’anno precedente). Più contenuta la riduzione delle esportazioni di computer, apparecchi elettrici e ottici (-5,07%) e di sostanze e prodotti chimici (-1,58%). Dinamiche positive hanno invece caratterizzato le esportazioni di legno, prodotti in legno e mobili (+4,19%) e di metalli di base e prodotti in metallo diversi da macchine e impianti (+6,38%)”. Verso l’Europa le esportazioni sono addirittura aumentate (+3,28% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente), così come pure segnali positivi sono arrivate dal continente africano.
L’analisi annuale dei movimenti evidenzia, nel 2020, un mercato del lavoro “congelato”: gli avviamenti sono diminuiti del -17,5%, mentre le cessazioni del -17,7%. L’impossibilità di procedere con i licenziamenti economici mantiene i saldi del 2020 in territorio positivo. Tuttavia, questi ultimi sono inferiori a quelli del 2019 del -15,5%.
I problemi arrivano dall’occupazione: a fine anno la “resistenza” o “resilienza” del sistema produttivo ha registrato -32%, quindi a dicembre il numero degli occupati segnala la perdita 5.529 posto idi lavoro. “Il dato risente di fenomeni stagionali, ma anche degli effetti della crisi pandemica, che induce molti datori di lavoro a non rinnovare i contratti in scadenza”.
“Le proroghe, nel 2020, sono state 27.747 (+12,5% in meno rispetto al 2019). La dinamica delle proroghe è determinata dalla diminuzione della durata dei contratti a termine: nel 2019, la durata media di un contratto a tempo determinato era di 342 giornate. Nel 2020, il dato medio è pari a 296 giornate (-15,5%). Nei fatti, le imprese, innanzi all’incertezza dell’immediato futuro, hanno reagito diminuendo la durata dei rapporti di lavoro a termine. Alla scadenza dei contratti – se le condizioni economiche lo permettevano – questi venivano prorogati. Ciò ha determinato un aumento del numero delle proroghe, a partire da luglio in poi”.
Il picco di cassa integrazione è stato registrato fra settembre e ottobre con 6,3 milioni di ore, mentre nei mesi successivi del 2020 si è passati a 2,4 milioni di ore.