Tutta colpa della voluntary disclosure. La possibilità di far rientrare capitali dislocati all’estero ha portato a un aumento consistente delle segnalazioni antiriciclaggio arrivate all’Uif, l’Unità di Informazione Finanziaria della Banca d’Italia. Un aumento che, infatti, ha avuto picchi significativi soprattutto al Centro Nord dove addirittura la crescita nel primo semestre del 2016 è stata dell’84 per cento. Monza e la Brianza, naturalmente, non fanno eccezione. Anzi, confermano la regola.
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I primi sei mesi dell’anno in corso hanno portato 673 segnalazioni contro le 361 dello stesso periodo 2015. Se il trend dovesse essere confermato anche per il semestre successivo si supererebbe quota 1300, cifra ben più consistente rispetto alle 890 arrivate nell’intero anno precedente.
In Italia le segnalazioni sospette 2016 sono state, a metà anno, 52.049 (contro 38.970 dell’anno prima).
«Il notevole incremento (33,6 per cento) – spiega l’Uif in una relazione pubblicata nei Quaderni dell’antiriciclaggio – trova spiegazione anche nel significativo numero di segnalazioni di voluntary disclosure (oltre 13mila). L’effetto di quest’ultima componente segnaletica si è rilevato anche nella partecipazione più attiva di alcune categorie di professionisti: le segnalazioni effettuate da commercialisti e avvocati, sia singoli che associati, sono passate dalle 158 del primo semestre 2015 alle 3.467 del corrispondente periodo del 2016».
Dalle banche ne sono giunte 8.300, ma in percentuale i professionisti rappresentano una grossa fetta della torta.
«Molte segnalazioni sono legate alla voluntary – spiega Roberto Pireddu dello Studio Aspera di Seregno, spesso consulente anche della Procura – I professionisti le presentano anche per tutelare se stessi, per evitare il pericolo di essere accusati di concorso in riciclaggio il cui reato presupposto non rientra tra quelli previsti dalla voluntary. Reato che dai documenti in loro possesso non risulta ma potrebbe emergere in un secondo momento. Ci sono commercialisti di banche svizzere che si offrono per pratiche di voluntary asserendo, in quanto svizzeri, di essere esonerati dall’obbligo di segnalare l’operazione in Italia. Le segnalazioni, però, partono pure dalle banche e dall’Agenzia delle entrate».
Per Gilberto Gelosa, presidente (a fine mandato) dell’Ordine dei commercialisti di Monza il fenomeno si spiega anche in un altro modo: «L’antiriciclaggio è uno strumento relativamente nuovo, risale a sei o sette anni fa come obbligo. L’aumento delle segnalazioni, quindi, deriva anche dall’implementazione del sistema. Più si va avanti più ci saranno segnalazioni. Poi c’è la voluntary disclosure che ha reso necessarie le segnalazioni perchè ci sono casi che possono rientrare nel riciclaggio. Si tratta, comunque, di segnalazioni, di sospetti, non necessariamente di violazioni: la decisione spetta poi all’Uif».