L’incontro al Ministero finalmente c’è stato, ma purtroppo le notizie non sono tutte positive e soprattutto in 130 rischiano il posto di lavoro. Il confronto chiave ci sarà lunedì 5 novembre, quando ancora al Mise sarà definita la proceduta di cessione di alcuni punti vendita della catena Iperdì-Superdì della società Generalmarket: 44 supermercati distribuiti nel nord Italia con 900 occupati. Nell’area della Valle del Seveso si attende il futuro di Barlassina, Cesano Maderno e Cogliate.
«Nel tavolo di confronto si sono aperti spiragli confortanti per i lavoratori – ha commentato il vicepresidente della Commissione Lavoro alla Camera dei Deputati, Davide Tripiedi (M5S) – Qualcosa è cambiato in meglio per i lavoratori dell’azienda. In presenza dei sindacati e dei vertici aziendali, il Sottosegretario del Ministero con delega alle crisi aziendali Davide Crippa, ha sollecitato i dirigenti del gruppo nel procedere rapidamente al pagamento degli stipendi arretrati per tutti i dipendenti, iniziando dalla mensilità di luglio erogata solo in parte».
Sono dodici i punti vendita che hanno già trovato un acquirente e tra questi rientrano Barlassina, l’Iperdì diventerà Famila, e Cogliate, la nuova insegna sarà Italmarket. In settimana sono previsti sopralluoghi e primi lavori propedeutici alla riapertura. Per Cesano Maderno, il grande ipermercato all’uscita della superstrada, si prospetta un interessamento de Il Gigante, ma modi e tempi non sono ancora stati definiti. Chiaro invece che gli stipendi di agosto e di settembre non ancora liquidati ai lavoratori, non saranno pagati dalla vecchia società. Negli accordi con i nuovi proprietari è stato stabilito che i supermercati saranno ceduti con contratto d’affitto della durata di un anno, cui seguirà l’acquisto definitivo e a partire da quel momento verranno pagati anche gli stipendi arretrati. Il prossimo lunedì 5 novembre, durante un nuovo incontro al Mise, si tratterà anche della cassintegrazione straordinaria: avrà durata massima di un anno a partire dal 29 settembre 2018. Non tutti i 44 punti vendita però sono oggetto delle trattative. Per alcuni di loro non ci sarebbe nessun acquirente, vedi il caso di Camnago dove il supermercato ha chiuso da tempo e non riaprirà. A rischio ci sono 130 posti di lavoro, da capire se i dipendenti saranno collocati in altra sede. Intanto i lavoratori non rimangono immobili. A inizio settimana hanno coinvolto il Gabibbo nella manifestazione di protesta a Cologno Monzese.