Caso Canali, presidio a Milano e riunione con tutta la politica: «Attenzione altissima, appello all’azienda»

I sindaci di Carate, Triuggio e Sovico; il presidente della Provincia, il deputato M5S, i sindacati, lavoratori e lavoratrici: tutti insieme lunedì sera per tenere altissima l’attenzione sulla chiusura della Canali spa di Carate. Sabato presidio alla boutique di Milano e Di Maio al presidio. Una petizione su Change.org.
carate: canali assemblea 27 novembre
carate: canali assemblea 27 novembre Signorini Federica

Un’assemblea in cui la politica – a tutti i livelli – ha mostrato coesione di intenti: tenere altissima l’attenzione sulla vicenda della Canali spa, che il 16 ottobre ha avviato la procedura di licenziamento collettivo per cessata attività nel sito di Carate Brianza. L’incontro pubblico si è tenuto lunedì 27 novembre nel municipio di Carate, convocato dai 3 sindaci di Carate (Francesco Paoletti), Triuggio (Pietro Cicardi) e Sovico (Alfredo Colombo). Quest’ultimo è il Comune che ospita la sede principale dell’azienda, il secondo accoglie la storica. Obiettivo della serata, quello di confrontarsi sulla “crisi aziendale della ditta Canali” ascoltando le organizzazioni sindacali (Femca Cisl e Filctem Cgil), le lavoratrici (134 gli esuberi, di cui 130 donne), le voci degli amministratori locali.

Hanno preso parola Francesco Di Salvo, segretario regionale di Filctem Cgil che ha dato una panoramica sulla vicenda, Massimo Ferni, segretario generale Femca Cisl Monza Brianza Lecco, la dipendente Roberta Zappavigna, rsu Cgil che ha riportato l’umore di tutte le lavoratrici: «amareggiate e arrabbiate».

«Credevo che con il caso K-Flex si fosse raggiunto il massimo livello di insensibilità aziendale. Ma qui c’è la rinuncia di un ruolo sociale da parte dell’imprenditore. Che deve essere un imprenditore e non un finanziere – è intervenuto Roberto Invernizzi, presidente della Provincia di Monza e Brianza – Tutti i 55 sindaci della Provincia devono fare da cassa di risonanza alla lotta di queste persone».

«Siamo davanti ormai a una evidente modificazione del territorio, per cui le aziende importanti passano dalla veste familiare a quella finanziario-partecipativa. Fatta questa premessa, la crisi Canali è stata inaspettata; quello che preoccupa è che il grande assente nel confronto è l’azienda» ha aggiunto Alfredo Colombo, passando la parola a Pietro Cicardi che «qualcuno parla della necessità di riprendere la trattativa, ma quest’ultima non è mai partita – ha detto -. Sono scioccato da un comportamento che ritengo inaccettabile da parte dell’azienda».

Francesco Paoletti ha aggiunto che «è importantissima l’integrazione tra le forze politiche di tutti i livelli. L’azienda sembra determinata ma noi non lo saremo di meno e chiederemo con ancor più forza la sua presenza ai tavoli di discussione. I Canali (ma anche coloro che stessero pensando ad acquisire la loro eredità) sappiano che in Brianza noi trattiamo solo con i galantuomini».

La parola è stata concessa anche ad alcuni rappresentanti dei 3 consigli comunali, per poi finire da Davide Tripiedi (deputato M5s). «Rischiate il posto del lavoro dopo che avete reso grande questa azienda nel mondo – ha detto -. Non arrendetevi perché avete le istituzioni sono dalla vostra parte. Faccio poi un appello: che si organizzi una grande manifestazione in difesa dell’occupazione in Brianza».

L’assemblea è arrivata un paio di giorni dopo un sabato di fermento: in mattinata il presidio delle lavoratrici davanti alla boutique Canali di Milano; nel pomeriggio, arrivo a sorpresa del vicepresidente della Camera dei deputati, Luigi Di Maio (M5s) fuori dai cancelli di via del Valà, dove ha incontrato le dipendenti.

Lunedì 4 dicembre l’appuntamento è al teatro Villoresi di Monza (piazza Carrobbiolo 6) per la proiezione del film “7 minuti” di Michele Placido. Alla serata, organizzata dalle organizzazioni sindacali, parteciperà anche l’attrice protagonista Ottavia Piccolo.

Su Change.org intanto è stata lanciata una petizione diretta al ministro Calenda (vai): “Canali veste uomo licenzia donna”, sintetizza, chiedendo “a tutti di sostenere le lavoratrici che nei lunghi anni di lavoro, hanno anche sviluppato malattie professionali riconosciute ed oggi vengono licenziate.Di’ no anche tu chiediamo all’azienda di modificare la sua decisione.Grazie”.