Case green, il salasso targato UE: i primi interventi entro sei anni

Quello che conta, in definitiva, sarà come il governo italiano deciderà di applicare la direttiva europea sull'efficientamento energetico delle abitazioni.
Meteo Cielo Monza
Monza

Quello che conta, in definitiva, sarà come il governo italiano deciderà di applicare la direttiva europea approvata la scorsa settimana: di certo ci sono, per ora, i paletti temporali stabiliti dal consiglio dell’Unione europea. Ah, no: di certezza ce n’è un’altra: rischia di essere un salasso per le famiglie. Perché gli interventi necessari per rendere più efficienti e sostenibili le case sono costosi e l’attuale parco degli edifici ha mediamente (e in maggioranza) classificazioni energetiche bassissime. Il testo, smussato rispetto a quanto previsto a dicembre, indica che gli Stati non stabiliscano norme sui passaggi di classificazione, in realtà, ma trovino la strada perché il consumo di energia diminuisca entro il 2030 del 16% e del 20-22% entro il 2035.

Case green, il salasso targato UE: le regole

La regola è una: entro il 2050 ogni Stato dovrà fare sì che intervenendo sugli edifici si riducano i consumi energetici almeno del 55%.
Già però entro il 2030, le ristrutturazioni dovranno coinvolgere il 15% degli immobili non residenziali – sottolinea per esempio il sito tecnico logical.it – e, entro il 2033, il 26% degli edifici di classe energetica più bassa. Dati Istat alla mano, si tratta di circa 5 milioni di edifici in Italia, cioè poco meno della metà degli immobili esistenti: a Monza e Brianza, dove il 51% ha classificazioni energetiche F e G, cioè le più basse, si tratta quindi di 225mila strutture solo nell’ambito delle abitazioni private.

Case green, il salasso targato UE: i paletti

Paletti, si diceva: entro il 2040 qualsiasi tipo di caldaia a metano sarà messa al bando – il che significa che non saranno più vendute – ma potrebbero mancare incentivi già dall’anno prossimo per la loro installazione, ma anche qui saranno i parlamenti nazionali a legiferare e stabilire forme di finanziamento dei lavori necessari. Lavori che riguardano edifici pubblici e privati con alcune eccezioni: monumenti ed edifici con valore storico e architettonico, chiese e luoghi di culto, seconde case (usate meno di quattro mesi all’anno, unifamiliari inferiori ai 50 metri quadrati ed edifici agricoli. Nota: al momento non sono state stabilite sanzioni in caso di inottemperanza, che potranno eventualmente essere definite anche loro dai singoli Stati – mentre gli Stati in sé saranno chiamati a rispondere degli avanzamenti del programma all’Unione Europea.

Case green, il salasso targato UE: il mercato

Allo stesso modo, la direttiva (Epbd – Energy performance of building directive, così si chiama) non stabilisce obblighi di classe energetica minima per poter mettere sul mercato un’abitazione. Il problema, ovvio, è la ricaduta: gli edifici peggiori potrebbero presto andare fuori mercato – il Cittadino ne parla nelle prossime pagine – oppure entrare in un circolo di speculazioni (e gentrificazioni, il fenomeno di svuotamento dei quartieri dai loro residenti storici per l’impennata dei prezzi) nel caso fossero razziati da gruppi di investimento che li riqualificano per poi rimetterli in circolo a costi maggiori – anche in questo caso un approfondimento nelle prossime pagine.

Case green, il salasso targato UE: i quattro capitoli degli interventi

Dove si potrà intervenire, quindi? I capitoli sono sostanzialmente quattro e gli anni del Superbonus lo hanno insegnato: il miglioramento del contenimento delle dispersioni termiche per esempio con i cappotti; il cambio del sistema di riscaldamento con caldaie a condensazione (ma attenzione, va a metano, oppure con sistemi ibridi) oppure con la pompa di calore; quindi con il fotovoltaico per produrre energia, ma non tutti i tetti sono adeguati; infine con infissi più efficienti.
Per dire: in un mondo ideale e a costi sostenibili, una casa potrebbe diventare addirittura autonoma e a emissioni zero, per esempio con una pompa di calore agganciata a un fotovoltaico sostanzioso. Ma tutto insieme, sono tanti soldi, per dirla semplice.
Una volta di più: spetta ora ai governi pianificare gli ammodernamenti per rispondere ai termini della direttiva europea, rintracciando anche il sistema di incentivazione e la progressione.