Artigiani da tutta Italia giovedì 13 dicembre al Mico, Milano Convention Centre, convocati da Apa Confartigianato nazionale per chiedere al governo certezze per lo sviluppo. Duemila gli arrivi preventivati, duecento in rappresentanza di Milano, Monza e Brianza: ma è l’iniziativa in sé a colpire: artigiani che, in periodo natalizio e con le scadenze di fine anno da affrontare, lasciano il banco da lavoro o il furgoncino per esprimere, tutti insieme, le loro esigenze, sacrificando un giorno di lavoro.
Le parole d’ordine sono fermezza e dignità. La manifestazione nazionale a favore della realizzazione delle infrastrutture e di una politica che non fermi lo sviluppo è destinata a lasciare comunque un segno. Un po’ come la famosa “marcia dei quarantamila” a Torino, negli anni Settanta, con cui i “quadri” Fiat si ribellarono alla logica sindacale dello sciopero a oltranza.
“Quelli del sì” si chiama la manifestazione, aperta dal presidente di Confartigianato Lombardia Eugenio Massetti per poi cedere la parola ai presidenti regionali per elencare, regione per regione, le necessità infrastrutturali.
«La presenza degli artigiani in piazza – spiega Giovanni Barzaghi, presidente di Apa Confartigianato Milano, Monza e Brianza, diecimila aziende associate, da quelle individuali a realtà con decine di dipendenti, nei settori più svariati, dalla cura della persona al legno arredo, all’alimentare, alla meccanica – non va inquadrata contro il governo in particolare. Vogliamo solo che le politiche, tutte le politiche, non siano rallentate nel momento delle decisioni. Le microimprese, quelle piccole e quelle medie in particolare hanno bisogno di certezze».
Nel carnet delle richieste le grandi opere «per far muovere merci e persone, persone che sono alla base di qualsiasi impresa» riflette Barzaghi, e poi le reti a banda larga «se no rischiamo di avere start up che però arrivano sempre in ritardo, e non possiamo permettercelo».
E poi il carico fiscale: «Per essere competitivi in Europa abbiano bisogno di una tassazione quantomeno allineata ai mercati europei, con una flat tax da definire bene». Infine la formazione: «È fondamentale sia per i nostri dipendenti che per i giovani in cerca di occupazione. L’università deve dialogare con gli istituti tecnici e col modo manifatturiero. In questo settore si sono persi cinque anni. Come Apa abbiamo il quadro preciso, paese per paese, di quanti artigiani lavorano e di quali sono le loro esigenze. Da lì, da quel quadro, si può partire per organizzare al meglio la formazione per coniugare il sapere col saper fare tipico degli artigiani. È inconcepibile che il 23 per cento delle nostre aziende cerchi personale qualificato e non riesca a trovarlo».
I politici ascolteranno? Barzaghi confida di sì: «Abbiamo scelto apposta un luogo dove possano ascoltare. Non ci saranno bandiere, se non le nostre. Manifesteremo, con dignità. L’artigianato italiano non può accettare che vengano calati vincoli se vanno in direzione contraria allo sviluppo».
«Ci aspettiamo – dice Paolo Ferrario, segretario generale di Apa Confartigianato Milano Monza Brianza- che il tema dello sviluppo e delle infrastrutture non sia catalogato soltanto secondo il calcolo del rapporto costi-benefici. Molte grandi opere sono strategiche e sono in cantiere ormai da anni, non si può tornare indietro. Ci aspettiamo che il governo segua le nostre indicazioni».
La scelta di Milano come sede unica di manifestazione non è casuale: «Qui c’è il cuore delle regioni che trainano lo sviluppo – ragiona Ferrario – e il baricentro delle grandi opere infrastrutturali. Per la Brianza poi sono cruciali il prolungamento della M5 e il completamento di Pedemontana. Non vogliamo manifestare contro nessuno ma per lo sviluppo, dare in segnale propositivo».