Una Piramide a due facce, quella dei servizi e quella del lavoro. Accomunate dallo stesso spirito: farsi carico soprattutto delle situazioni dei disabili, ma anche di altre difficoltà, per esempio del disagio che vivono alcuni ragazzi. Una realtà che ad Arcore si é radicata nel tempo a partire dall’esperienza di alcuni giovani dell’oratorio che avevano iniziato un’attività per sostenere i disabili e gli anziani. Ora si é strutturata grazie alle due anime del progetto: la Piramide servizi e la Piramide lavoro. Quest’ultima, per esempio, dà un’occupazione a 15 persone, 9 delle quali con disabilità, con la presenza di alcuni tirocinanti, gestendo una serra, la manutenzione del verde, un’attività di assemblaggio, ma anche una di sgombero e un mercatino dell’usato.
Una realtà che nel 2019 ha fatturato 432mila euro, una cifra che negli ultimi anni é rimasta sempre più o meno costante, tenendo botta anche nell’anno della pandemia. Il mercatino dell’usato, nato nei primi anni del Duemila, si pone l’obiettivo del recupero e, dove possibile, riciclarlo. Libri, vestiti, biciclette, giocattoli, oggetti di vario genere che possono fare gola ai collezionisti o a chi cerca oggetti particolari, ma vengono anche in aiuto di chi, a corto di risorse, vuole recuperare qualcosa per sé e per la sua casa senza dover sborsare troppo. Il fatturato qui é, comunque, di 100mila euro.
“Noi siamo in contatto con la Caritas – spiega Claudio Rigamonti, presidente della cooperativa- e vogliamo collaborare sul territorio per dare una mano quando ci sono situazioni di difficoltà”. Torna anche qui, insomma, lo spirito delle origini, quello che anima nel profondo la coop: prima di tutto viene la qualità della vita della comunità in cui il sodalizio agisce, il profitto va in secondo piano. Oltre al mercatino, però, è stata sviluppata un’attività di assemblaggio, effettuando piccoli lavori per aziende della zona, tra cui anche imprese che producono per il settore farmaceutico. Nel Laboratorio ci sono anche persone che svolgono lavori socialmente utili in base a una convenzione con il Tribunale di Monza, grazie alla quale chi é stato condannato per guida in stato di ebbrezza, piccoli furti o altro ancora, sconta la sua pena svolgendo qualche ora di servizio per la cooperativa.
L’altra faccia di questa esperienza é quella della Piramide servizi. La coop si occupa anche del centro educativo “Fra righe e quadretti”, finalizzato a prevenire il disagio giovanile soprattutto per i ragazzi delle scuole medie e, dal 2007, del progetto “Abitare la comunità”, scuola di vita autonoma per persone con disabilità. Fino a qualche anno fa gestiva anche il centro per anziani L’Arca che poi però é stato messo a bando ed é andato ad altri sodalizi.
Nel 2017 è avvenuta la fusione con la Cooperativa “La Ricostruttrice”, nata nel 1949 per opera di alcuni volontari di area cattolica e sede di riferimento per le Acli, la Dc, e luogo dove si svolgevano anche le assemblee sindacali.
“Grazie a questa fusione – ci racconta Everardo Galbiati, già sindacalista della Cisl e presidente della cooperativa – il Centro “La Vite”, da un capannone industriale, nella periferia del paese, ha potuto essere ospitata nella “Casa del lavoratore” in Via Roma, al centro della città. Qui il livello del servizio è davvero migliorato ed il rapporto con i cittadini è quotidiano. Il clima di serenità che si respira è davvero incredibile e ciò grazie al fantastico lavoro degli educatori. E questo è un giudizio espresso dai genitori attraverso un questionario anonimo.”
Il 19 aprile 2016 Abitare la comunità si trasferiva nella Casa Perego, davanti alla stazione, e grazie agli ampi spazi della struttura si è potuto sperimentare la realtà del co-housing. Con il progetto “Vieni a vivere con noi”: studenti universitari o lavoratori possono alloggiare con un rimborso spese agevolato che coabitano con persone adulte disabili che vivono la loro scuola di vita autonoma. Oltre ad una condivisione del progetto, ai giovani viene chiesto momenti di collaborazione e di vita comune. Attualmente sono presenti cinque giovani: una studentessa della Siria e una del Marocco: un giovane del Mali e due ragazzi italiani. Il Covid nei mesi scorsi ha portato alla sospensione della la partecipazione dei disabili, poi ripresa. Resta l’esperienza forte di un progetto davvero innovativo nel segno del valore fondante della cooperativa: quello dell’inclusione e dell’accoglienza.