I sindacati non demordono: per i 37 esuberi ancora congelati, venti dei quali nel sito vimercatese, bisogna trovare una soluzione. Molto è stato fatto grazie all’accordo che ha permesso di scongiurare i 419 licenziamenti iniziali, ma a questa quarantina di dipendenti serve una garanzia di futuro occupazionale. Sono considerazioni risuonate nell’assemblea dei lavoratori Micron tenuta all’inizio della settimana e dalla quale è emersa la volontà di riportare l’attenzione su questo nodo ancora irrisolto. Le azioni da intraprendere non sono ancora stabilite, ma l’intenzione è di agire al più presto perché non si perdano di vista gli obiettivi finali.
“L’accordo raggiunto ha consentito di ridurre gli esuberi da 419 agli attuali 37, ma non può bastare. La partita non si chiude qui –ha riassunto Gigi Redaelli, segretario generale Fim Cisl Brianza- Una via d’uscita va trovata, insieme al governo e alle stesse Micron e StMicroelectronics. Le soluzioni che abbiamo proposto hanno trovato finora una chiusura da parte delle due aziende, ma non intendiamo retrocedere”. Il pressing più pesante a questo proposito potrebbe farlo, in un gioco di sponda, il governo, azionista di St, primo attore nell’intesa che ha evitato oltre 400 esuberi e che ora i sindacati vorrebbero decisivo nel convincere St ad assorbire un’altra quota di lavoratori e Micron a ricollocare la parte residua. Nell’ultimo incontro romano, si era stabilità che la vertenza dovesse tornare al Ministero dello Sviluppo economico a fine novembre, ma per ora nessuna data è in agenda. Il tempo passa e per i lavoratori è invece vitale la rapidità d’intervento.
Il primo dato dal quale partire sono quei 170 lavoratori che St si era impegnata a riprendere: 156 sono i rientri a oggi. Per l’azienda la questione è chiusa, perché sedici sono i lavoratori che hanno rifiutato l’opzione. I sindacati auspicano che il governo pretenda il rispetto pieno dell’impegno assunto in sede di accordo e che dunque St si affretti ad ampliarere la platea dell’offerta alle figure ancora in esubero, frangente che consentirebbe di ridurre di oltre un terzo lo spessore del problema. I rappresentanti dei lavoratori inoltre chiedono che la ricollocazione non s’irrigidisca sul reperimento di professionalità esattamente coincidenti, per mansioni e profili professionali, con le figure vacanti: come dire che sarebbe più che praticabile ricollocare e formare al contempo i lavoratori in esubero per destinarli a nuove mansioni sia in St sia in Micron.