Si è spenta la luce sul personaggio che ha dato lustro, successo e prestigio alla “Grappeggia arredatutto”. L’uomo che con le sue intuizioni, il suo saper fare comunicazione ha saputo creare, diffondere e rendere famosa l’immagine di un’azienda che tra la fine degli anni Sessanta e i Novanta è stata leader nel settore dell’arredamento italiano.
Benito Jales Grappeggia, 88 anni, nato a Civè, un piccolo paese in provincia di Padova, il 21 agosto 1927, è morto lunedì 1 febbraio, intorno alle 19,20, in una camera dell’ospedale di Pieve di Sacco, dov’era ricoverato da qualche giorno. Ha lasciato nella desolazione e nello sconforto la moglie Silvana Melato, che gli è sempre stata accanto, il fratello Edgardo, più conosciuto come Biagio, al fianco del quale ha costruito “l’impero” Grappeggia, la sorella Paola, nipoti e pronipoti.Ieri i funerali, alle 15,30, nella chiesa parrocchiale di Codevigo, Padova: presenti numerosissimi seregnesi tra cui tanti suoi ex dipendenti che gli hanno voluto esprimere riconoscenza e stima anche nel momento dell’ultimo saluto.
Benito Grappeggia, col diploma magistrale in tasca, esperienze di insegnamento, nel 1967 riusciva a laurearsi in lettere e filosofia all’università di Roma discutendo la tesi su “Il mondo poetico di Alessandro Manzoni”. È stato una persona geniale, un vulcano di idee, un intraprendente senza fine, tanto da riuscire a creare quell’impero conosciuto col nome di Grappeggia arredatutto col fratello Edgardo, quest’ultimo sempre dedito alla produzione e la commercializzazione, mentre lui aveva capito l’importanza dell’immagine e si era specializzato nella pubblicità, nel marketing per offrire il volto migliore della ditta in campo nazionale ed internazionale.
E negli anni dello splendore e del continuo successo aveva creato lo slogan “E meno male che c’è Grappeggia”, che era presente sui più importanti quotidiani , riviste, periodici e passava in tutte le tv private e su Canale 5. La fortuna della Grappeggia, infatti, sono stati i numerosi volantinaggi nelle maggiori manifestazioni della zona e a livello nazionale ma anche la presenza nelle tv private che negli anni Settanta-Ottanta furoreggiavano.
Da Capodistria ad Antennatre, da Telelombardia a Canale 5, lo slogan Grappeggia era continuo, martellante. Il maggior testimonial del marchio è stato Ettore Andenna. Grande è stata anche la rivalità in tempi successivi con “Aiazzone”di Biella. Benito Grappeggia aveva creato anche uno splendido catalogo che vendeva in edicola a 3 mila lire anticipando i tempi su Postalmarket.
L’impero Grappeggia era sviluppato su 20 mila metri quadrati in un’area di via Colzani, al confine con Cesano Maderno. Ben 130 erano i dipendenti, di cui 100 in Seregno. E cinque erano le esposizioni a Crema, Piacenza, Novara, Varese, Brescia, oltre a quella di Seregno. La Grappeggia ha chiuso i battenti il 31 dicembre 1997, perché erano cambiati i tempi, cedendo il testimone al “Mercatone Uno”.
Fausto Santambrogio che è stato per 33 anni il braccio destro e il più stretto collaboratore dei fratelli Grappeggia, ricorda così Benito: «Una persona retta, severa, pignola, cercava sempre la perfezione in tutto perché il suo grande desiderio era di tenere alto il prestigio di quello che chiamava sempre il suo impero».
Benito Grappeggia fino a qualche anno ha abitato stabilmente in corso Matteotti, dove c’è ancora il suo appartamento che usava nei rientri mensili, prima di rientrare nella sua terra d’origine a Codevigo. L’avventura in Brianza dei fratelli Benito ed Edgardo Grappeggia iniziava negli anni ’50, quando Benito, diplomato alle magistrali, si era trasferito a Lissone, per trovare un insegnamento più stabile. E divenne insegnante di ruolo. Nel tempo libero si era messo a vendere macchine da cucire e mobili. Poi il trasferimento con tutta la famiglia a Seregno, che sua madre Giulia aveva ritenuto più consona al suo rango. Nel frattempo anche il fratello Edgardo aveva iniziato un lavoro in una falegnameria con la produzione di attaccapanni, che Benito riusciva a vendere molto bene. Visto il successo i due fratelli decisero di creare la ditta “fratelli Grappeggia”. Dai portabiti la produzione si era spostata ai salotti e da li il grande volo a livello nazionale ed internazionale.