Cento anni fa in Villa reale si apriva la seconda edizione della Biennale di arti decorative di Monza. Un anniversario che Il Centro documentazione residenze reali lombarde con Triennale ha voluto celebrare martedì con un convegno, proprio in Triennale, per raccontare quegli anni e il fermento internazionale che la Mostra d’arti decorative portò all’interno della Reggia. La storia della Biennale d’arte è nota: la prima edizione si svolse nel 1923 a soli tre anni dalla cessione del bene dalla Corona allo Stato, quindi da maggio ad ottobre 1925, ogni angolo della Villa venne trasformato per mostrare il meglio della modernità. Infine ci fu l’edizione del 1927 e quella del 1930, l’ultima che si tenne a Monza, prima del trasferimento nel nuovo Palazzo della Triennale a Milano a partire dal 1933.
Un secolo fa la seconda Biennale di Monza: la Villa reale stravolta

Il convegno ha voluto ripercorrere quegli anni alla presenza di Andrea Cancellato, direttore di Adi Design Museum – Compasso d’Oro, Valerio Terraroli, curatore della mostra “Art Decò, Il trionfo della modernità”, Elvia Redaelli degli Archivi e biblioteca di Triennale, Giovanna D’Amia, direttrice della collana “Anelli del CdRR” e Debora Lo Conte, referente del CdRR con un saluto da parte del direttore della Reggia Bartolomeo Corsini. Il dibattito ha preso il via da una frase del 1927 di Roberto Papini, la persona che si era occupata per conto del ministero dell’Istruzione di curare il passaggio dei beni mobili e immobili dalla Corona allo Stato. Scriveva Papini: «La Villa reale, edifizio artistico con un suo stile ben definito, è la cornice più adatta per ospitare quella che dovrebbe essere la mostra del nuovo stile?».
«Dopo una prima edizione della Biennale del 1923 con allestimenti contenuti – spiega Marina Rosa, presidente del Centro di documentazione – nelle edizioni successive molti ambienti della Villa vennero stravolti e gli allestimenti divennero sempre più importanti. Questo aprì il dibattito che noi abbiamo ricostruito mostrando anche le trasformazioni degli ambienti di maggior prestigio».
Un secolo fa la seconda Biennale di Monza: la sfida con Parigi
Gli anni Venti furono anni di grande fermento in Villa quando «più di una stanza di quella villa veniva trasformata in cappella, in pianerottolo di scale, in bottega, in sartoria, in centralino telefonico, in bar, in farmacia, perfino in macelleria senza difficoltà e senza scandalo» come riportava Papini. Al piano terra dell’ala sud, fino a qualche anno fa, erano ancora presenti gli allestimenti di una moderna macelleria, così come ci sono muri della Reggia che ancora portano testimonianza delle Biennali segnarono una nuova funzione di quegli spazi dopo il ruolo di residenza reale.
Una storia dunque da raccontare nei percorsi di visita e da valorizzare, come ha spiegato lo stesso direttore della Reggia, Bartolomeo Corsini, nel suo intervento. «Furono anni in cui la Reggia visse un momento importante sulla scena internazionale – conferma Rosa – nell’ultima edizione che si svolse a Monza ci fu anche la concorrenza della mostra a Parigi, ma Monza ebbe comunque un grande successo». La scelta di trasferirsi a Milano fu però inevitabile: una metropoli che poteva competere con le altri grandi città europee e soprattutto molto più semplice da raggiungere. Una storia che viene ripercorsa nell’undicesimo numero della collana “Anelli del CdRR”, reso possibile anche grazie alla ricca documentazione fotografica conservata presso l’Archivio di Triennale, che evidenzia come il processo di adattamento alla nuova destinazione non fu indolore, ma abbia permesso la conservazione della villa, avviandola a un nuovo ciclo di vita che la pose al centro di manifestazioni di portata nazionale e internazionale.