Umberto Galimberti, filosofo e psicoanalista monzese, sarà martedì 29 aprile alle 21 al teatro Manzoni di Monza per parlare di “L’utopia della felicità”. Per far meglio comprendere il concetto di felicità e quali fattori influenzano la nostra percezione del benessere Galimberti compirà un viaggio a ritroso nella storia analizzando le diverse epoche e i cambiamenti di visione della felicità e ciò che spinge l’uomo nella sua costante ricerca. Il percorso inizia dal mondo greco con un senso di tragicità nel quale il dolore è inevitabile e va affrontato senza lasciarsi travolgere dalle emozioni. Aristotele considerava la felicità il fine ultimo della vita, ma al tempo stesso la riteneva una condizione difficile da realizzare. In greco antico la parola felicità, eudaimonia, è formata da eu che significa bene e da daimon che significa demone. Il grande filosofo di Stagira affermava: “fai riferimento alla tua natura, alla tua vocazione come buona realizzazione della tua capacità”.
L’utopia della felicità: Umberto Galimberti parte dal mondo greco
Ma sempre il mondo greco esprimeva un forte ammonimento: “Stai attento, magari sei un bravo scultore, ma se vuoi essere più bravo di Fidia oltrepasserai il limite. E se pensi di essere ancora più bravo di Fidia, allora creerai la tua rovina. Devi prima di tutto conoscere te stesso, perché se uno non conosce se stesso non sa neanche qual è il suo demone”. Il cristianesimo offre un deciso cambio di prospettiva con l’affermazione dell’eternità della vita. L’idea dell’anima che non muore porta a una nuova percezione del tempo inteso nel senso di passato, presente e futuro e introduce i concetti di infelicità e mortificazione come strumenti di elevazione spirituale.
L’utopia della felicità: Umberto Galimberti e la strada possibile
Con l’età moderna, il mercato e la tecnica diventano protagonisti, modificando profondamente l’idea di felicità. Il mercato lega la felicità al possesso materiale, accrescendo il nichilismo attraverso la moda e la pubblicità, mentre la tecnica, osserva il filosofo monzese, quale espressione suprema della razionalità e con la sua logica dell’efficienza e della produttività, riduce lo spazio per l’irrazionalità umana e delle emozioni. Da tutto ciò scaturisce un aumento della depressione sociale, passata dall’essere un fenomeno legato al senso di colpa a una condizione derivante dal senso di inadeguatezza.
L’uomo moderno, alla ricerca incessante di successo e riconoscimento, si trova sempre più lontano da una felicità autentica. Oggi è possibile raggiungere la felicità? Lasciandosi condurre da Galimberti nel suo viaggio si comprende quanto il percorso sia complesso. La cultura, la religione, il contesto economico influenzano la visione e, inevitabilmente, il nostro cammino di ricerca della felicità. Ma il passato è maestro e imparando a conoscerlo è possibile comprendere come possiamo essere felici. I biglietti sulla piattaforma ticketone.