Se la giocheranno in dodici, per aggiudicarsi l’ambito biglietto per il palco canoro più famoso d’Italia: quello del teatro Ariston. Ci sarà anche il monzese Filippo Maria Fanti, diciannove anni, in arte Irama, a tentare la scalata per raggiungere il traguardo di Sanremo giovani. «Sono onorato e felicissimo di essere stato selezionato tra i dodici finalisti, adesso spero che la giuria apprezzi il mio brano», ha commentato. Irama si esibirà con la canzone “Cosa resterà”, un’alchimia di melodie pop in una corazza hip hop, un testo autobiografico, «una canzone che mi rappresenta, che racconta le mie esperienze», ha aggiunto.
C’è tanta musica italiana nelle corde del giovanissimo cantante che fino a qualche anno fa si esibiva con gli amici in competizioni di free style dietro il cinema Capitol, «il posto dove si trovavano i ragazzi della mia compagnia». Tanta passione, ereditata da mamma e papà che lo hanno cresciuto a latte, Guccini e De Andrè, e un ritmo innato e naturale, che ha voluto appiccicarsi addosso anche nel nome, scegliendo una parola malese “irama”, che significa proprio ritmo. «Ho scritto il mio primo brano a sette anni e poi non ho più smesso iniziando con il rap e l’hip hop – ricorda – ma la vera svolta c’è stata quando ho incontrato Giulio Nenna, direttore artistico e autore delle musiche dei miei brani».
Poi la sfida di Sanremo giovani: settecento alla prima audizione, poi sessanta e infine dodici. Il verdetto si avrà venerdì 27 novembre quando in diretta serale su Rai 1 il direttore artistico del Festival, Carlo Conti, pronuncerà i nomi dei sei cantanti che potranno esibirsi a febbraio all’Ariston. «Se mi sceglieranno, se sarò tra quei sei che arriveranno fino al palco di Sanremo, allora si dovrà lavorare duramente prima del debutto».
Una scelta artistica precisa, quella di mettersi in gioco per conquistarsi il palco della città dei fiori. «Ho voluto proprio tentare di entrare a far parte di Sanremo giovani piuttosto che mettermi in gara in un altro talent musicale – aggiunge Irama – perché ero certo che al Festival avrei potuto trovare un mio spazio. Mi sono presentato come un artista con una precisa caratteristica stilistica, e non volevo che venisse modificata». Quella di Fanti, infatti, è una musica fatta di alchimie, un incontro arricchito dalle rime ruvide del rap e addolcito dai suoni dolci della musica pop. Un mix naturale per Irama, che spiazza e coinvolge. Come spiazzante è la citazione che ha voluto tributare a Lucio Battisti, un’altra delle voci che lo hanno accompagnato durante l’infanzia. Il video del brano “Cosa resterà” si apre con uno spezzone tratto dai “Giardini di marzo”. «Quello che amo in Battisti è l’intenzione e la verità che ha sempre messo nelle sue canzoni, molto più suggestive ed efficaci della sua tecnica – conclude -. Ho voluto rendere autentica anche la mia canzone, citando un piccolo frammento di quel capolavoro».