“Amami ancora”, Mac di Lissone: il museo secondo il direttore Stefano Raimondi

Sabato 17 febbraio vernice per la mostra che inaugura il triennio di direzione di Stefano Raimondi: ecco i i suoi progetti.
Stefano Raimondi, direttore del Mac di Lissone
Stefano Raimondi, direttore del Mac di Lissone

Il titolo di una mostra, la prima del nuovo corso, e un’idea di museo: lo statement, è il termine usato nel mondo dell’arte, la dichiarazione. Che è “Amami ancora”. Che nel caso della mostra è ritrovare un dialogo con le opere della collezione Mac e nell’arco dei tre anni sarà ritessere il dialogo tra museo, territorio di riferimento e quell’importante patrimonio di tele che ne fanno un tesoro culturale in Brianza, in Lombardia e in Italia.

Mac, cioè Museo d’arte contemporanea, Lissone: negli scorsi mesi la successione alla direzione generale che dopo gli anni di Alberto Zanchetta e Francesca Guerisoli è stata affidata a Stefano Raimondi. Sabato 17 febbraio l’esordio del suo palinsesto per un altro triennio, con la personale di Alice Ronchi che riempirà i quattro piani del museo. «La prima di diversi progetti che hanno e avranno sempre un minimo comune denominatore, le collezioni del Mac» spiega Raimondi a pochi giorni dalla vernice.

“Amami ancora”, Mac di Lissone: chi è il direttore Stefano Raimondi

Alice Ronchi, "Amami Ancora", 2023, sugar lift etching, 60x40 cm
Alice Ronchi, “Amami Ancora”, 2023, sugar lift etching, 60×40 cm
Mario Schifano, Cartello n.20, 1960, smalto su carta intelata, 150x130
Mario Schifano, Cartello n.20, 1960, smalto su carta intelata, 150×130

Nato nel 1981, residente nella provincia di Bergamo, Stefano Raimondi è stato direttore del network The Blank contemporary art e quindi curatore alla Gamec, la Galleria d’arte moderna e contemporanea di Bergamo, fino 2017. Contemporaneamente è stato docente all’accademia di belle arti di Verona e proprio nella città scaligera ha successivamente preso la direzione di ArtVerona, tra i più importanti appuntamenti fieristici nazionali nel settore. «Che Mac sarà? L’idea è di lavorare a tanti livelli, a partire da quello più visibile, cioè la programmazione artistica, con l’impegno di dimostrare coerenza nell’arco del triennio e di rafforzare il posizionamento del museo di Lissone nello scenario italiano e internazionale».

“Amami ancora”, Mac di Lissone: i macroprogetti per il triennio di Raimondi

Sono tre i macroprogetti che saranno declinati e il primo, va da sé, è il Premio di pittura Città di Lissone (con il figlio non secondario dedicato al design). «Non posso ancora entrare nello specifico, ma posso dire che ci saranno importati cambiamenti, anche nel dialogo con la comunità con cui interagisce» perché, aggiunge Raimondi, «è nel territorio che il Mac ha il suo ambito di azione principale».
Il secondo progetto è quello che prende corpo con la mostra di Alice Ronchi. Si tratta di “Prime”, monografiche annuali che assorbiranno l’intero museo scegliendo artisti che per la prima volta arrivano a esporre in uno spazio museale, invertendo il respiro di altre direzioni che invece avevano preferito la moltiplicazione di progetti artistici sia per durata sia per numero.

«Una mostra di “Prime” all’anno e poi una collettiva, che ho chiamato “Trilogia del limite”, in cui leggeremo come alle opere d’arte nelle diverse epoche, quelle della collezione, quelle degli artisti storicizzati e quella contemporanea, sia corrisposta una tensione di superamento dei confini precedenti». In entrambi i casi, ribadisce Raimondi, il baricentro sarà l’arte già presente nelle collezioni del Mac.

“Amami ancora”, Mac di Lissone: l’esordio con Alice Ronchi

Lo farà anche Alice Ronchi, le cui opere saranno messe in relazione costante con le tele che hanno fatto la storia e la ricchezza del museo. «Lei è un’artista molto umanizzante, sentimentale direi, e intende le sue opere come persone, esseri viventi: ed è così che nasce “Amami ancora”, un rapporto con le sue opere e con quelle della collezione che va trovato o ritrovato, in un crescendo poetico che parte dai toni più cupi del piano interrato per illuminarsi salendo. Quell’amami ancora può benissimo essere lo statement del museo per come lo intendo. E mi sono sempre trovato bene dove ho potuto fare crescere un progetto per la sua comunità di riferimento».

Alice Ronchi, Indoor Flora, 2016, ongoing pvc hydraulic pipes, varnish, 15 x 47 x 8 cm
Alice Ronchi, Indoor Flora, 2016, ongoing pvc hydraulic pipes, varnish, 15x4x8 cm

Nata a Ponte dell’Olio (Piacenza) nel 1989, docente alla Naba di Milano dove ha studiato prima di completare il percorso al Sandberg Instituut di, cui ha fatto seguito una residenza al Vermont studio center negli Stati Uniti: è Alice Ronchi.

“La rassegna prende avvio proprio dall’indagine che Alice Ronchi ha svolto sulla collezione permanente del Mac, stabilendo un rapporto d’intimità e affezione sia con i partecipanti al Premio Lissone nel periodo 1946-1967, sia con diversi autori le cui creazioni da diversi anni si trovano nei depositi del museo brianzolo – si legge nella presentazione -. Attraverso un’approfondita analisi, fatta di studi sui documenti, incontri con gli eredi e ricerche sul campo, Alice Ronchi restituisce alle opere e ai suoi ideatori un’opportunità per un ricongiungimento emotivo con lo spettatore”. E allora Claude Bellegarde, Cheval-Bertrand, Peter Brüning, Giorgio De Chirico, Piero Dorazio, Gino Meloni, Achille Perilli, Mario Schifano, Eugenio Tomiolo, tra gli altri. Il titolo, “Amami ancora”, un progetto «le cui radici risiedono nel mio cuore da molto, ancora non sapevo quali forme avrebbe assunto – ha detto l’artista – ma per anni l’ho nutrito con un’attenta ricerca rivolta agli artisti della prima metà del ‘900 italiano. Un percorso intimo di dialogo con la storia, una ricerca ancora in divenire che ha trovato la sua prima espressione nella mostra al Mac di Lissone» (inaugurazione sabato 17 alle 18, poi fino al 19 maggio in viale Elisa Ancona).

Ennio Tomiolo, Forme marine, 1950, olio su tela, 55x685
Ennio Tomiolo, Forme marine, 1950, olio su tela, 55×685

La luce torna al Mac di Lissone, le collezioni digitalizzate

Nel frattempo, in collaborazione con l’amministrazione comunale, il museo è stato “riaperto”: sono state eliminate tutte le stratificazioni del tempo sulle vetrate ed è tornata la luce come elemento fondamentale, e unico, dello spazio lissonese, «come un museo dei paesi nordici». «Il Mac ha potenzialità importantissime, in questo mese abbiamo fatto un lavoro straordinario per riportarlo a come era stato immaginato».

Alice Ronchi, Flying arp (Day), dettaglio, 2023, acquatinta, xilografia, 60,5x71 cm
Alice Ronchi, Flying arp (Day), dettaglio, 2023, acquatinta, xilografia, 60,5×71 cm

Tre macroprogetti e un lavoro collaterale ormai non rinviabile: «Inizieremo la digitalizzazione dell’intera collezione del Museo d’arte contemporanea, che non è mai stata fatta, per metterla a disposizione della collettività e di tutti gli appassionati, anche online». Con un sottotesto: «Le opere stanno bene quando escono dai caveau», e allora maggiore rotazione di quelle esposte perché «per me è importante fare in modo che tutte raccontino la loro storia, che c’è sempre: il racconto di un artista, di un’epoca, di un momento».

Mac di Lissone: inclusività e dialogo con i collezionisti

Tra gli indirizzi che Raimondi si è dato ci sono anche il lavoro sull’arte delle donne («nella storia della collezione la tendenza nelle scelte era sempre al maschile») e poi l’accessibilità, che passa per esempio anche da visite guidate con la Lis, la lingua dei segni.

Se il fronte editoriale è ancora da decifrare («servirà però un’identità comune per le pubblicazioni») su quello delle acquisizioni c’è un punto di partenza: «Molte collezioni, in tanti musei, si sono arricchite delle donazione dei collezionisti che hanno voluto “restituire” qualcosa al loro territorio. Sarebbe bello accadesse anche qui. E in ogni caso, faccio un appello ai collezionisti: mi piacerebbe conoscerli, anche per fare rete, per capire la sensibilità di chi vive qui».