Mascherati sul palco, mascherati nelle interviste. Ma non con quella ritrosia un po’ snob alla Daft Punk, piuttosto con la voglia di far partecipare chi li sta ad ascoltare a un racconto. Non per niente il mondo dei Tre allegri ragazzi morti è fatto di musica, di fumetti, di grafica, scenografie, storie.
Tutto questo nei festival estivi dopo aver riempito i club. Ma anche negli stadi dove sono stati ospiti di Lorenzo Jovanotti e del Backup tour. Ogni volta i teschi calano sul volto – sopra e sotto il palco – e i Tre allegri ragazzi morti (d’ora in avanti “Tarm”) ripetono il rito dell’indie-rock. Anche con Jovanotti e un pubblico diverso dal solito, tutto da conquistare.
«Che estate è stata? Un’estate speciale in cui abbiamo incontrato tante persone – racconta il cantante-chitarrista Davide Toffolo – Nella collaborazione con Jovanotti è stato un po’ come tornare ai primi concerti, in cui dovevamo convincere la gente che ciò che facevamo aveva la sua verità: solo che invece di farlo davanti a venti persone, stavolta eravamo 20mila».
Insomma un’emozione lunga nove stadi, tra cui Bari, Padova e Milano.
Ed è proprio Toffolo uno dei creatori del mondo “Tarm”. È lui, uno tra i disegnatori di fumetti più importanti in Italia, che ogni volta porta le chiavi per permettere al pubblico di entrare nella “dimensione parallela”, come la chiamano loro. E come sarà anche giovedì 5 settembre all’apertura della nuova rassegna Macello 120, organizzata dai giovani della Cgil a Canonica di Triuggio.
«Uno spettacolo dei Tre allegri ragazzi morti è diverso dagli altri concerti rock – continua – Ha una dimensione visiva particolare, permette di entrare in un mondo parallelo, non ha molto di realistico anche se cantiamo di cose che tutti possono sentire proprie. È uno spettacolo fantastico».
Nel senso proprio degli elementi che lo compongono. Il cantante ora si è trasformato in uno yeti, pelliccia compresa e in barba ai suoi 48 anni. Dal vivo sul palco arriva un pettirosso, in passato c’è stata una donnola. Il filo conduttore è un preciso tratto grafico, che torna sulle copertine e sul sito internet.
«Esiste un romanzo di formazione – continua Toffolo, “Tarm” insieme a Enrico Molteni (basso) e Luca Masseroni (batteria) – ed è la storia dei ragazzi morti. Ogni album ha il suo immaginario di personaggi che ritornano nelle canzoni. E i costumi sono la summa narrativa di tutto quello che è successo in questi anni».
Ora in tour c’è l’album “Nel giardino dei fantasmi”, pubblicato a novembre 2012 e settimo lavoro della produzione della band di Pordenone. «Ma in scaletta c’è anche tanto del nostro repertorio», spiega Toffolo per dire che tutti i fan dei Tarm avranno pane per le loro orecchie. Perché tutto dipende da quando uno ha cominciato ad ascoltarli, se agli esordi punk o dopo il disco reggae.
«I nostri sette dischi propongono tutti sonorità diverse e quest’ultimo è diverso da tutti gli altri. Allo stesso tempo è riconoscibile grazie alla poetica, ai pochi accordi, ai testi semplici ma profondi. È la somma di tutte le nostre esperienze musicali: c’è il rock, ci sono il reggae e il folk. Diventa una musica etnica, ma della nostra etnia fantastica».
Prima di ripartire per altre date in Italia e poi in Europa. E poi di nuovo in Italia per un 2014 che segnerà i vent’anni sul palcoscenico. «Il tour continua fino a metà settembre, poi portiamo alla cineteca nazionale di Parigi il nostro spettacolo su Pier Paolo Pasolini costruito su musica e disegni. E altri concerti a Londra, Bruxelles, Barcellona per arrivare a novembre e chiudere con altre quattro o cinque dare un tour durato un anno e con cui abbiamo fatto il giro d’Italia già due volte».
E nel 2014? «Saranno vent’anni che siamo sulla strada e li ripercorreremo anche dal punto di vista grafico, per rivedere tutta la nostra storia».