Teatro: Battiston, una valigia, le partenze al Manzoni di Monza

Al teatro Manzoni di Monza, da venerdì 14 a domenica 16 aprile, lo spettacolo “La valigia”, con Giuseppe Battiston basato sul libro di Sergei Dovlatov.
Teatro Giuseppe Battiston
Teatro Giuseppe Battiston

Cosa contiene una valigia dimenticata che, per caso, un giorno ricompare da un armadio chiuso?
Da questo dubbio prende vita lo spettacolo “La valigia”, un testo basato sul libro “Chemodan” di Sergei Dovlatov, tradotto da Laura Salmon. A dargli voce e immagine da venerdì 14 a domenica 16 aprile al teatro Manzoni sarà Giuseppe Battiston per la regia di Paola Rota.

Teatro Manzoni di Monza: “La valigia siamo noi”

Scomparso nel 1990 non ancora cinquantenne, il giornalista-scrittore russo Sergei Dovlatov (di madre armena e padre di origini ebraiche), raccontava nel suo libro la sua esperienza di emigrante, partito dall’Unione Sovietica, con una valigia, nella quale aveva riposto alcuni oggetti che era riuscito a raccogliere nei suoi primi 36 anni di vita. La valigia era rimasta chiusa in un armadio per diverso tempo, ma una volta aperta, ogni oggetto faceva affiorare alla mente del suo possessore un ricordo.
Ed ecco, allora, riemergere dalla memoria del protagonista donne e uomini raccontati con il filtro della distanza fisica e temporale e con la lente della nostalgia. Viene da chiedersi: quando si parte per non tornare mai più, come si guarda ogni oggetto che si lascia? E soprattutto, come si guarda ogni oggetto che si porta via con sé?

Teatro Manzoni di Monza: in scena Battiston in uno studio radiofonico

L’ambientazione è uno studio radiofonico, una stanza con luci soffuse, dove dall’alto scende una mezza sfera di colore biancastro, che sta a simboleggiare la luna. A un tratto il narratore pronuncia quattro semplici, ma efficaci parole con un accento straniero: “La valigia siamo noi” e poi comincia un’evocazione di sensazioni, ricordi, dolori, gioie, preoccupazioni, incoerenze e persone
Perché la vita di ciascuno di noi non è fatta solo di ciò che si è vissuto in prima persona ma è anche il rapporto che si è instaurato con gli altri. E, malgrado sulla scena ci sia solo il bravissimo Battiston, sembra di vedere le altre persone con le quali il protagonista è venuto in contatto. Ciascuno con le proprie caratteristiche gestuali e vocali, con il proprio modo di muoversi e di porgersi, con la propria personalità. Si innesca, così, un monologo non monologo. Una recitazione popolata di personaggi differenti che fa emergere lo spirito dell’Unione Sovietica ma anche la capacità di ironizzare su un impero oramai in decadimento.

Teatro Manzoni di Monza: metafora della condizione umana

Battiston porta in scena con maestria uno scrittore che apprezza per lo stile e le parole con il quale entra in rapporto empatico. Uno scrittore emigrato alla ricerca della libertà che si accorge, però, che quella libertà tanto agognata è fatta di niente. E per questo soffre, sente ancora più grande il distacco da un mondo che è ancora pienamente dentro lui. L’Unione Sovietica è lontana chilometri e chilometri ma continua a vivere nel suo intimo. E per questo la sua storia diventa dissacrante, ironica, di amore e odio verso un paese che ha lasciato solo apparentemente.
La valigia diventa la metafora della condizione umana, in cui ci si sente sempre migranti nello spazio nel tempo. Tutti noi ce ne andiamo da un passato, da una giovinezza che non torna, da luoghi e momenti fatti di persone, di immagini e di sentimenti che solo il nostro ricordo riesce a fare riemergere e rivivere. E come procederà il nostro viaggio? Biglietti disponibili a 31 euro (platea) 28 euro (balconata) e 17 euro (galleria). Info: teatromanzonimonza.it.