Il veranese Mattia Federici corona il sogno di lavorare con il maestro Pupi Avati

Il giovane scenografo, che oggi vive nelle Marche, ha collaborato all'ultima produzione del grande regista, dedicata a Dante Alighieri. Nel cast, Sergio Castellitto ha interpretato Giovanni Boccaccio
Mattia Federici, primo a sinistra, con il regista Pupi Avanti, al centro

Dagli spettacoli in oratorio all’ultimo film di Pupi Avati. Il veranese Mattia Federici ha realizzato le scenografie per la nuova pellicola del famoso regista, “Dante”. Le riprese, tra Umbria e Lazio, sono durate undici settimane. «Le prime settimane abbiamo potuto utilizzare il laboratorio di produzione della Fondazione Pergolesi Spontini -ha raccontato il giovane scenografo-. Poi quando ci siamo spostati nel Lazio bisognava lavorare in loco, senza laboratorio. È stata un’esperienza faticosa ma divertente, ogni giorno era una nuova avventura». Accanto a lui in questo progetto l’ex compagna di studi Laura Perini e la squadra composta da Andrea Montani, Sara Triozzi e Roberta Ulissi.

Mattia Federici: la pellicola nelle sale dal 29 settembre

Mattia Federici, primo a sinistra in primo piano, in un appuntamento pubblico con Pupi Avati


«Il mio lavoro mi porta principalmente ad occuparmi di scenografie teatrali -ha aggiunto Federici-. Per me era il primo passo nel mondo del grande cinema». La pellicola è stata presentata in anteprima a Roma lo scorso 16 giugno alla presenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella. L’uscita nelle sale per il grande pubblico sarà il 29 settembre. Nel cast, nei panni di Giovanni Boccaccio, il pluripremiato Sergio Castellitto. «Pupi Avati è un grande professionista, di quelli che rispondono alle mail anche in piena notte -ha spiegato lo scenografo veranese-. Sa essere divertente tra una ripresa e l’altra, ma quando si inizia a girare è super concentrato e chiede lo stesso impegno a tutto lo staff». La pellicola, prodotta da Rai Cinema, narra la vita del poeta Dante Alighieri, raccontata da Giovanni Boccaccio.

Mattia Federici: i ricordi della sua Verano Brianza


«Sul set cinematografico come in teatro bisogna saper fare di necessità virtù -ha sottolineato Federici-. Bisogna lavorare coi materiali che ci sono e su questo argomento, l’arte di arrangiarsi, ho imparato tantissimo in oratorio. Quando bisognava mettere in scena gli spettacoli o il presepe vivente non c’erano risorse da sprecare. Ho lavorato tanto con gli anziani del paese, ex falegnami, che mi hanno insegnato i segreti del mestiere. Erano tutti campioni di manualità». L’amore per l’arte Mattia Federici lo ha ereditato dal nonno, è nel suo Dna. Alessandro Virginio Federici, imbianchino, era anche un bravo pittore e ha trasmesso la passione al nipote. «L’amore per la scenografia è nato in me durante una vacanza nelle Marche, quando conobbi una ragazza che faceva la scenografa» ha ricordato Federici, che poi nelle Marche sarebbe tornato a vivere, in modo stabile, a 30 anni.