Dieci anni di reclusione confermati al nonno pedofilo. La sentenza della prima sezione penale di Corte d’Appello è stata pronunciata la scorsa settimana. Il verdetto di secondo grado ha confermato la pronuncia del febbraio 2017 del gup monzese Federica Centonze, che aveva condannato l’uomo a 10 anni col rito abbreviato, a fronte di una richiesta di pena pari a 12 anni, formulata dal pubblico ministero brianzolo Stefania Di Tullio.
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Le accuse contestate sono quelle di violenza sessuale nei confronti delle due nipotine di 7 e 11 anni. La corte d’appello ha confermato anche i risarcimenti già decretati in primo grado in favore delle due bimbe. L’imputato, un 56enne artigiano incensurato, si trova ora al carcere di Monza, in una sezione protetta, dove è recluso dallo scorso settembre, al termine delle indagini condotte dai carabinieri della Stazione di Bernareggio, che hanno fatto luce sulla vicenda, e che hanno ottenuto, nell’estate 2016, un’ordinanza di custodia cautelare, emessa su richiesta del pm Di Tullio.
A dare avvio alle indagini, sono stati i genitori delle bambine, dopo che una di loro, agli inizi dello scorso autunno, aveva cominciato a raccontare quanto accadeva nei momenti in cui lei e la sorellina rimanevano in casa col nonno.
Gli abusi, che sarebbero cominciati un anno prima circa, avvenivano, secondo le accuse, nei momenti in cui le piccole restavano a casa sole con l’uomo, un insospettabile senza precedenti, quando la moglie dell’imputato si allontanava per andare a fare la spesa, o altre commissioni. Le nipotine, infatti, venivano abitualmente affidate ai nonni, in assenza dei genitori. Dopo aver fatto scattare gli accertamenti, una volta raccolti gli elementi a carico, il pm ha chiesto e ottenuto l’emissione della misura cautelare.
Il 26 ottobre di un anno fa, le due parti offese sono state sentite con la formula dell’incidente probatorio di fronte al gip, confermando le accuse. A inchiodare l’uomo alle sue responsabilità, oltre ai racconti delle piccole resi davanti agli specialisti, ci sono anche i loro disegni, nei quali hanno riprodotto le esperienze vissute.
Immagini definite “inequivocabili”, purtroppo, nel loro contenuto. Choc e sgomento, naturalmente, da parte dei genitori. A processo, il 56enne si è difeso negando le accuse. Il gip di Monza, invece, ha ritenuto credibile la ricostruzione dell’accusa, riducendo di 2 anni la pena chiesta dal pm, da 12 a 10 anni, per violenza sessuale aggravata. La Corte d’Appello ha dato conferma alla condanna.