A Vedano, la pioggia mista a lacrime faticava a farsi largo tra le nuvole, quasi a voler rispettare il dolore di un’intera comunità. Entrambe rimbalzavano sul selciato lucido della chiesa. I palloncini bianchi attendevano sul portone immobili. La bara, semplice e cruda nella sua bellezza, è stata accolta da un silenzio irreale, quello che non ha bisogno di parole per urlare lo strazio di una perdita così ingiusta.
Sofia Pozzi, 23 anni, morta annegata pochi giorni fa nelle Marche, lunedì mattina è tornata nella sua chiesa per l’ultima volta. In quella parrocchia che l’aveva vista tante volte protagonista come volontaria. E la sua società il Gs Vedano, c’era tutta. Dentro e fuori la parrocchia, gremita come nei giorni più solenni, c’erano tanti volti giovani, amici, coetanei, compagni di scuola e di vita. Ragazzi e ragazze che, invece di salutare un nuovo inizio, hanno dovuto guardare in faccia la fragilità della vita.
Vedano al Lambro: il lungo addio a Sofia Pozzi, il dolore della comunità intera
Don Giuliano e il sindaco Marco Merlini si sono sempre “sopportati” a fatica (entrambi hanno carattere diciamo…) ma sono sembrati una persona sola. Visibilmente commosso l’officiante. La voce che tremava, non ha mai perso forza: «Non troviamo parole che bastino. Ma Dio piange con noi. E Sofia ora è tra le sue braccia».
Le sue parole hanno toccato tutti, anche chi forse non mette piede in chiesa da anni, da sempre. L’intera comunità si è stretta all’unisono. Fuori, sul sagrato, un silenzio pesante come pietra. Nessuno ha osato parlare. Anche le campane sembravano più lente del solito, più tristi come un lungo addio. Un dolore collettivo, che a Vedano difficilmente verrà dimenticato. Anche quel ragazzino vestito da Tony Effe e con la sigaretta in mano ad un certo punto ha capito la solennità del momento e si è appoggiato al muro. Forze per pensare un poco. E poi sono state ancora e solo lacrime e gocce di pioggia.