Stress correlato, quando il lavoro diventa un incubo per la mente: a Monza ne ha parlato l’Inail

Incontro sullo stress lavoro-correlato promosso dal Comitato Consultivo Provinciale Inail di Monza: in UE ne soffre il 30% dei lavoratori
Il tavolo dei relatori dell’incontro sullo stress correlato

C’è pure chi è stato vittima della cosiddetta sindrome della capanna. Lavoratori che, dopo il periodo trascorso a lavorare da casa nella fase più dura dell’emergenza sanitaria, non hanno retto al ritorno nel proprio ufficio e hanno preferito licenziarsi. Un episodio segnalato da Gian Carlo Pagani, segretario Uil Monza Brianza, durante l’incontro di approfondimento sul tema «Il rischio stress lavoro-correlato», promosso dal Comitato Consultivo Provinciale Inail di Monza.

Stress lavoro-correlato, in UE ne soffre il 30% dei lavoratori

Gli organizzatori hanno precisato come lo stress lavoro-correlato «venga definito come una condizione che può essere accompagnata da disturbi o disfunzioni di natura fisica, psicologica o sociale ed è conseguenza del fatto che taluni individui non si sentono in grado di corrispondere alle richieste o alle aspettative riposte in loro». «Il lavoro agile – ha evidenziato lo stesso Pagani ovviamente non elimina i diritti sindacali». Il fenomeno, dunque, è complesso, ha diversi aspetti e può innescare molte conseguenze, come confermato dall’incontro svoltosi nella sede della Provincia. Secondo l’Unione Europea, il 30% dei lavoratori si trova a fare i conti con questa particolare condizione. Nel 2014 la Ue aveva anche calcolato in 617 miliardi di euro all’anno il costo complessivo dello stress lavoro-correlato. Nel dettaglio, 514 miliardi erano costituiti da costi indiretti (assenze per malattia, infortuni…), i restanti 103 da costi diretti.

Stress lavoro-correlato: il datore di lavoro ha l’obbligo di valutarlo e gestirlo

In Italia, le norme attuali stabiliscono l’obbligo per il datore di lavoro di valutare e gestire il rischio Slc. La situazione comunque presenta luci e ombre. Ci sono aziende all’avanguardia sotto questo punto di vista, come la STMicrolectronics che ad Agrate ha il suo quartier generale italiano: qui lavorano 5.200 persone. Il Gruppo produttore di semiconduttori offre alle proprie dipendenti la possibilità di sottoporsi gratuitamente a visite ginecologiche ed esami specialistici. Un’opportunità che è già stata colta da 700 donne. Ma esistono anche luoghi dove per le donne è comunque difficile lavorare. «Uno dei fattori di stress – ha specificato Alessandra Ghezzi, consigliera di parità della Provincia di Monza Brianzaè il demansionamento che può riguardare una donna in un momento particolare, come al rientro dalla maternità. E poi ci sono lavoratrici emotivamente spossate da una serie di atteggiamenti che i colleghi o datori di lavoro tengono nei loro confronti, con complimenti pesanti anche a sfondo sessuale».