Per adescare ragazzini si era finto una ragazza su Facebook – si faceva chiamare “Emanuela” – ed era riuscito a farsi mandare foto e immagini osé da almeno sei ragazzi minorenni. È stato condannato ad un anno e mezzo un 21enne di Varedo, C.S., finito sotto processo al tribunale monocratico di Monza (giudice Silvia Pansini) con l’accusa di possesso di materiale pedopornografico per fatti accaduti nel 2012, quando aveva 19 anni. L’imputato ha scelto di patteggiare e il giudice ha concesso il beneficio della sospensione condizionale della pena ma ha stabilito anche il divieto di avvicinamento di luoghi frequentati da minori.
Una delle parti offese – tutti ragazzi all’epoca di 14 e 15 anni – ha scelto di costituirsi parte civile nel processo ed ha ottenuto un risarcimento simbolico di qualche migliaio di euro. Il 21enne conosceva le sue vittime anche in ragione del suo impegno come volontario in oratorio. Ad accorgersi degli strani ‘incontri virtuali’ su Facebook da parte del figlio con la fantomatica “Emanuela”, era stata la mamma di uno dei ragazzi coinvolti, guardando sul tablet che utilizzava il figlio.
È bastato effettuare le indagini, per scoprire in realtà che dietro quella sedicente ragazza si nascondeva in realtà la figura del ventenne conosciuto all’oratorio per via del suo impegno nelle attività sportive con ragazzi non molto più giovani di lui. L’imputato chiedeva alle vittime “l’amicizia” su Facebook, fingendosi una bella ragazza.
Attraverso il falso account ha inviato anche alcune immagini pornografiche che ritraevano proprio una giovane. Conquistata la “fiducia” delle vittime li invitava ad spedirgli altre immagini dal contenuto spinto. Alcuni di questi mandavano altre immagini ‘hot’ prese da siti internet pornografici. Altri invece si facevano degli autoscatti in atteggiamenti intimi, e li mandavano alla “ragazza”. Le parti offese, sono ragazzi residenti in vari comuni della Brianza.
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