L’ultimo dei monaci storici che avevano segnato un’epoca ben precisa nell’abbazia san Benedetto di Seregno, con dom Giorgio Picasso e l’abate Valerio Cattana, ha lasciato la vita terrena. Nella mattina di sabato 23 luglio ha riposto alla chiamata del Padre nella sua cella del monastero di via Stefano, a seguito di una malattia che aveva fiaccato il suo fisico nell’ultimo periodo. Ha lasciato il fratello Feliciano con la nuora Ornella e i nipoti Paolo e Massimo. Le sue spoglie mortali sono state traslate al camposanto di Foligno. La liturgia di suffragio è stata celebrata lunedì 26, alle 15, nella chiesa abbaziale, presieduta dal vicario generale del monaci olivetano dom Roberto Donghi, all’altare con lui l’abate dom Michelangelo Tiribilli, i monaci Ilario Colucci, Mark Ntreakwah, Augustine Tawia-Yeboah, Emmanuel Boating, Alfonso Serafini, Cristoforo Zajdeocostri e i diocesani monsignori Bruno Molinari e Silvano Motta, Mauro Mascheroni, Giovanni Calastri, Giuseppe Scattolin. Presenti anche il definitore ed economo generale dom Andrea Santus, il chierico Richard Apprey e il postulante Francesco Abrami. L’abate generale della congregazione dom Diego Rosa era assente in quanto impegnato nell’esequie dell’abate emerito dell’abbazia di san Miniato, dom Agostino Aldinucci, 99 anni.
Dom Brizzi, da Foligno a Seregno
Dom Brizzi, 85 anni, era nato a Sant’Eraclio di Foligno, il 25 settembre 1936, aveva emesso la professione il 7 ottobre 1952, ed era stato ordinato sacerdote nell’abbazia di Santa Maria di Monte Oliveto il 10 luglio 1960, dal vescovo di Foligno, monsignor Siro Silvestri, e subito inviato in città nel monastero di San Benedetto. Nello stesso anno si iscriveva all’università Cattolica, facoltà di lettere, indirizzo storia dell’arte, in cui si laureava a pieni voti: 110 con lode. Dal ’60 al ’61 era cappellano alla chiesetta del Meredo e dal’61 al ’62 alla chiesa di sant’Anna al Pozzone. Nel 1962 veniva inviato dall’allora prevosto monsignor Bernardo Citterio a svolgere tutte le funzioni liturgiche nella chiesa di San Salvatore, la cui opera è continuata ininterrottamente per 60 anni.
Dom Brizzi, lutto a Seregno: insegnò anche al Ballerini
Dal 1974 al 2001, ha insegnato lettere, latino e storia dell’arte al liceo classico del collegio Ballerini. Si definiva un sacerdote di periferia, tanto che i residente del quartiere lo ritenevano “il loro parroco”. Era un appassionato di arte olivetana e in particolare delle iconografie dei santi Bernardo Tolomei e Francesca Romana. Nell’89 dava alle stampe il libro “Intarsiato di Monte Oliveto Maggiore”. E sempre sulle tarsie aveva scritto diversi articoli sulla rivista di “arte Sacra” , oltre a un altro volume su “san Nicolò di Rodengo Saiano”. Nel 2009 per le edizioni “Badia di Santa Maria del Monte-Cesena”, pubblicava il volume “ Iconografia dei santi Bernardo Tolomei e Francesca Romana- secoli XV-XX). In occasione del suo 60mo di ordinazione sacerdotale pubblicava il volume su “Animali nelle tarsie linee del Rinascimento”. Nel monastero di via Stefano fino a 4 anni fa era l’esperto di liquori col famoso “Olivety”.
Seregno, lutto dom Brizzi: la comunità dei “monaci bianchi”
Nella comunità dei “monaci bianchi” di Seregno ha esercitato l’ufficio di cellerario, cioè incaricato della manutenzione ordinaria e straordinaria degli edifici ed è stato maestro di coro. All’omelia l’abate Michelangelo Tiribilli ha ricordato tra l’altro: “ il messaggio che ci proviene dal ritorno alla casa del Padre del nostro fratello Giovanni è questo: la vigilanza cristiana, illuminante dell’orizzonte ultimo, non è fuga dal mondo, ma capacità di vivere la fedeltà nel tempo presente, nella fiducia al mondo che deve venire. Nella luce dell’evento pasquale si coglie il pieno significato cristiano della morte fisica, ultima vicenda visibile della nostra esistenza. La morte è evento pasquale, cioè un passaggio, non la fine di tutto”. I residenti del quartiere San Salvatore l’hanno ricordato con questo pensiero: “ tutti cloro che lo hanno conosciuto lo ricordano come un uomo di intelligenza brillante, con una passione per la letteratura e per l’arte delal tarsia lignea. Con la sua costante presenza nel quartiere, ha costitutio per anni un punto di riferimento e tanti di noi hanno avuto modo di condividere con lui, in periodi diversi della vita, momenti di gioia e di dolore. L’ora che apre le porte alla vita senza tempo è venuta. Ciascuno di noi porterà nel proprio cuore ciò che di bello e di importante ha ricevuto”