Sapessi com’è strano trovare un banano (in mezzo a Monza)

Dal glicine dell’ex Borsa all’albero dei fazzoletti di via Torneamento: piccola passeggiata botanica a Monza guidati dalle foto di Pompeo Casati, che ha realizzato un libro sulla flora della città. Scoprendoci anche un banano che fa frutti.
L’albero di banane dell’Ambrosini di Monza
L’albero di banane dell’Ambrosini di Monza Pompeo Casati

È in Brianza l’albero più alto d’Italia. Nel censimento dei “monumenti verdi” stilato dal Corpo Forestale dello stato in vetta alla classifica c’è uno splendido esemplare di liriodendro nel parco di Villa Besana a Sirtori. Per avere un’idea delle dimensioni è come se in piazza Duomo a Monza svettasse un albero di 52 metri con la cima all’altezza delle campane.

Partendo da questa curiosità botanica, Pompeo Casati, geologo ed ex docente universitario di Geografia fisica , ha deciso di andare sulle tracce degli alberi più belli di Monza. Negli ultimi dieci anni ha girato in città, nelle diverse stagioni dell’anno, sempre con taccuino e macchina fotografica pronto ad immortalare una rarità botanica o un feuillage autunnale strepitoso.

Il frutto del suo lavoro, coadiuvato dagli agronomi Giorgio Buizza e Massimiliano Andreotti, è ora racchiuso nel volume “Alberi in città a Monza” (nelle librerie della città a 15 euro), una sorta di “album fotografico”- come lo definisce l’autore- o una bella guida per prepararci alla primavera andando alla scoperta di esemplari rari che hanno casa al parco, nei giardini reali, ma soprattutto lungo le strade, nei giardini pubblici (e in qualche giardino privato), ma visibile dalla strada.

Ecco allora che il percorso può partire dalle rarità come la splendida Davidia Involucrata che si trova a ridosso della chiesa di san Biagio in via Torneamento. Il nome popolare, “l’albero dei fazzoletti” è molto più calzante perché al momento della fioritura le chiome sono abbellite da brattee bianche che fanno pensare a fazzoletti appesi.

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Anche il corbezzolo che spunta dal cancello di un condominio in via Oslavia, lungo il canale Villoresi è una vera rarità e offre il meglio proprio nei mesi invernali con fiori bianco giallastri tra ottobre e gennaio e bacche rosse. L’itinerario può portare ad ammirare i tre ciliegi di via Monte Bianco, il glicine che copre con la fioritura l’ex edificio Borsa di Villa reale, la grande sofora del cortile della scuola Confalonieri, l’albero di giuda in via Calatafimi, il sambuco lungo il Villoresi.

La sorpresa più grande? «Fotografare una albero di banane con tanto di frutti, presso il centro sportivo Ambrosini- dice Casati – è il segno che con il riscaldamento globale i banani possono crescere anche nell’Italia settentrionale». Ci sono anche curiosità storiche in questa guida verde come il meraviglioso cedro che si trova in piazza della stazione. È ciò che resta del regio vivaio che fu voluto da Eugenio di Beauharnais nel 1805, su un’area di 76mila metri quadri tra corso Milano e il Lambro. «Il vivaio – spiega Casati – iniziò ad essere smantellato tra il 1840 e il 1873 con la costruzione della stazione e della prima linea ferroviaria. Rimasero due cedri sulla piazza, gli unici superstiti del regio vivaio, fino a che uno crollò nel 1985 sotto il peso di una nevicata eccezionale».