Gambe gonfie e pesanti alla sera e crampi nel corso della notte sono spesso il segnale di problemi al nostro circolo venoso. Uno stile di vita più attivo, corrette abitudini alimentari e l’utilizzo di una idonea contenzione elastica possono contribuire al miglioramento di questi disturbi. Senza dimenticare, però, che l’homo erectus che, nell’evoluzione della specie ha conquistato la posizione su due gambe, paga il pegno alla legge di gravità che si oppone al ritorno del sangue venoso al cuore, favorendo in tal modo la comparsa di varici agli arti inferiori.
«In molti casi -avverte il professor Massimiliano Farina, angiologo e chirurgo vascolare monzese- la buona volontà non è sufficiente a curare i disturbi ed è necessario ricorrere al supporto di una valida terapia farmacologica. Nei pazienti in cui questo trasporto viene compromesso per una eccessiva dilatazione di un vaso venoso, la pressione al suo interno aumenta nel tempo, provocando importanti alterazioni dei piccoli vasi e dei tessuti circostanti, responsabili dei sintomi e delle complicanze della malattia venosa cronica. In queste situazioni si ricorre alla terapia farmacologica per cercare di correggere i disordini dei piccoli e grossi vasi ripristinando, ove possibile, alcune delle loro funzioni fondamentali».
Tocca comunque allo specialista prescrivere questi farmaci -noti come veno-attivi o flebotropi- che comprendono sostanze diverse, alcune di origine sintetica, ma in prevalenza di derivazione naturale, solo dopo aver visitato attentamente il paziente e averne inquadrato i problemi specifici. «Diversi studi -riprende il Professor Farina- hanno rilevato che sostanze naturali come la rutina e il rusco, che molti conoscono come pungitopo, aumentano il tono venoso ostacolando quindi la tendenza di questi vasi a dilatarsi nel tempo. Il rusco, inoltre, insieme all’estratto di ippocastano e all’escina, contrastano in modo efficace il dolore e il gonfiore».
In generale, questi farmaci sono in grado di controllare efficacemente i principali sintomi della malattia venosa cronica fin dalle primissime fasi del suo esordio. «Possono migliorare il gonfiore delle estremità -riprende il professor Farina- riducendo l’aumentata permeabilità della parete venosa e di riflesso anche i sintomi collegati, quali la pesantezza e la stanchezza. E ancora riducono l’infiammazione della parete o dei tessuti circostanti, agendo sugli stessi fattori che la producono».
Tutti questi prodotti, infine, risultano molto importanti per trattare quei pazienti che, almeno inizialmente, rifiutano di indossare le calze elastiche.
«Nelle fasi più avanzate della malattia -conclude il professor Farina- quando è invece necessario intervenire con un trattamento endovascolare e/o chirurgico, la terapia farmacologica unitamente alla calza elastica, rappresentano un valore aggiunto, soprattutto nel rallentare la progressione di una malattia, su base familiare, con andamento cronico evolutivo. Per questo non si deve mai abbassare la guardia!».