Presunta truffa sul reddito di cittadinanza, 600 denunciati (anche alla Procura di Monza): il trucco per monetizzarlo

Attraverso tre commercianti compiacenti avrebbero monetizzato quanto contenuto nelle carte Reddito, riciclati oltre 400mila euro, presunto danno allo Stato per 2,3 milioni
Un frame del filmato diffuso dai carabinieri Arma dei Carabinieri

Avrebbero percepito indebitamente il reddito di cittadinanza “monetizzato” attraverso commercianti compiacenti, che si sarebbero trattenuti il 10% “dell’operazione”. I carabinieri del Gruppo Tutela Lavoro di Milano, dopo indagini avviate a febbraio del 2021, coordinate dalla Procura della Repubblica di Milano, sono arrivati a individuare e denunciare quasi 600 persone, in gran parte cittadini extracomunitari, prevalentemente di origine somala, anche alla Procura della Repubblica di Monza.

La scoperta è avvenuta anche grazie alla attività sinergica, con gli uffici dell’INPS, che hanno portato i carabinieri prima ad individuare le decine di cittadini che percepivano il reddito di cittadinanza senza possederne i requisiti, quindi, da una successiva analisi dei flussi finanziari, a scoprire che “effettuavano anomali e ricorrenti acquisti con la carta del reddito di cittadinanza presso tre esercizi commerciali di Milano e in particolare un “Internet point” e commercio al dettaglio di apparecchiature telefoniche, una rivendita al dettaglio di prodotti alimentari e un ristorante (Kebap)”.

Presunta truffa sul reddito di cittadinanza: i commercianti compiacenti

A finire indagati sono stati quindi i gestori dei tre esercizi commerciali, anche attraverso l’esame di tabulati telefonici e intercettazioni. Si è scoperto che avrebbero concesso il versamento dell’intero credito della carta magnetica caricata con gli importi del Reddito di Cittadinanza “mediante versamenti senza causa tramite POS” ovvero “attraverso pagamenti di utenze intestate agli esercenti”, per “nascondere la provenienza illecita del denaro” dicono dall’Arma milanese. In cambio l’esercente avrebbe “consegnato loro somme in contanti, trattenendo su ogni transazione eseguita una percentuale variabile dal 10% al 15%”. 

Dalle indagini riciclati 413mila euro, presunto danno allo Stato per 2,3 milioni

Delle 633 le persone che, nel periodo di tempo interessato dalle indagini, hanno effettuato acquisti con Reddito di Cittadinanza presso i tre esercizi commerciali, 597, “individuate quali indebiti percettori”, sono state deferite presso 14 Procure della Repubblica, Milano, Cosenza, Bergamo, Napoli, Roma, Brescia, Como, Torino, Lodi, Siracusa, Trapani, Monza, Lecce e Genova, “per i reati di falsa attestazione del possesso dei requisiti per la corresponsione del beneficio del Reddito di Cittadinanza e di truffa aggravata”. I restanti 36 soggetti, in possesso dei requisiti, sono stati segnalati all’INPS per l’indebito utilizzo del beneficio che è stato immediatamente sospeso. Dalle indagini, gli esercenti avrebbero riciclato 413.000 euro, mentre l’indebita percezione in danno dello Stato da parte degli indagati è stata quantificata in 2.374.000 euro.

Presunta truffa del reddito di cittadinanza, un commerciante condannato

Due dei tre titolari delle attività commerciali che monetizzavano il sussidio, sono stati deferiti in stato di libertà all’Autorità Giudiziaria di Milano per il reato di riciclaggio continuato, sottoposti a perquisizione locale e personale con conseguente sequestro della somma in contanti di 40.000 euro considerato profitto del reato, mentre il terzo,  cittadino bengalese titolare di una attività di “Internet point” e commercio al dettaglio di apparecchiature telefoniche, ritenuto responsabile di riciclaggio continuato e di abusiva attività di prestazione di servizi di pagamento, il 21 dicembre 2022 dai militari del Gruppo Tutela Lavoro di Milano, è stato sottoposto alla misura cautelare personale degli arresti domiciliari in esecuzione di un’ordinanza emessa dal GIP del Tribunale di Milano su richiesta della Procura della Repubblica del Capoluogo.

A suo carico i carabinieri hanno anche proceduto al sequestro per equivalente della somma illecitamente accumulata. Il commerciante è stato condannato per applicazione di pena su richiesta delle parti dal GIP del Tribunale di Milano a 2 anni e mezzodi reclusione con confisca di 20.800 euro “pari al profitto del reato di riciclaggio commesso”.