Sono gli ultimi giorni di “battiquorum” per Pippo Civati, impegnato nella raccolta firme per gli otto referendum che ha promosso con il suo movimento Possibile. Contemporaneamente il deputato monzese, che alcuni mesi fa ha lasciato il Pd, ha più di un occhio sulla campagna elettorale di Milano ed è già corteggiato per le amministrative monzesi del 2017.
Onorevole, il 30 settembre terminerà la raccolta firme per i referendum: riuscirete a raggiungere le 500.000 adesioni necessarie?
Siamo al rush finale di una sfida molto impegnativa, vissuta con lo spirito del militante. Ci mancano alcune decine di migliaia di firme, ma dovremmo farcela: siamo in ritardo di una settimana rispetto al piano che avevamo immaginato anche perché non ci ha aiutato il fatto che per un mese e mezzo nessuno ha parlato della nostra campagna. Il bello è che stiamo organizzando le primarie delle cose, stiamo dimostrando che la politica non è solo in televisione o sui rotocalchi ma si può fare presentando tesi e discutendole: è quello che in Parlamento non succede più.
Monza e la Brianza come stanno rispondendo?
A Monza riusciremo a raggiungere l’obiettivo che ci siamo prefissati: 1.200 firme, pari all’1% della popolazione. Sabato e domenica allestiremo altri banchetti. In Brianza la situazione è più rarefatta, seppure in crescita, perché ci sono stati meno punti di raccolta. Per sapere dove firmare è sufficiente andare sul sito www.possibile.com.
I suoi ex alleati del Pd la stanno aiutando?
No, anche se dovrebbero: Bersani dovrebbe correre ai banchetti dato che il suo programma proponeva quello che chiediamo noi. Dovrebbero fare altrettanto i rappresentanti dei 5 stelle e, almeno per i quesiti sulla legge elettorale, di Forza Italia. Il 95% delle persone li sottoscrive tutti, ma i consensi maggiori riguardano il blocco delle trivellazioni in mare e l’abolizione del preside manager dalla legge sulla buona scuola.
Come sta andando il suo movimento Possibile nella nostra zona?
Benissimo perché nasce dall’idea che la sinistra non si racconta, ma si pratica e punta sul protagonismo delle persone. Noi costituiamo un richiamo al Pd che ha perso la direzione di marcia: io non ho tradito. Al massimo ho tradito i traditori perché non realizzano quello per cui i cittadini brianzoli mi hanno votato.
Il Pd monzese le lancerà segnali di pace in vista delle amministrative del 2017, qualcuno punterà sul discorso affettivo…
C’è una contraddizione molto forte tra le politiche del Pd a livello locale e quelle seguite a livello nazionale: nel giro di due anni esploderanno tutte. A Milano potremmo allearci se i democratici non si coalizzeranno con personaggi come Formigoni e Lupi. In caso contrario valuteremo con Sel e altre forze la possibilità di promuovere un progetto civico, sulla scia di quello presentato in Liguria, guidato da una persona che potrebbe anche essere lontana da me. A Monza la rottura sarebbe più dolorosa perché dovrei rifiutare la proposta di persone che conosco bene: ne riparleremo quando sarà il momento. Certo, non capisco come alcuni sindaci, tra cui Pisapia, non si ribellino a determinate scelte di Renzi: il primo cittadino non è l’amministratore di un condominio.