Un deposito-officina talmente fatiscente da costringere la Procura della Repubblica di Monza ad aprire un fascicolo d’inchiesta contro ignoti. Autisti alle prese con delle condizioni di lavoro sempre più massacranti e alle prese con il problema sicurezza a bordo delle vetture. Benvenuti nella Net, la Nord est trasporti, l’azienda di trasporto che da inizio anno è di completa proprietà di Atm, la mamma del trasporto pubblico dell’area milanese (il 27 febbraio ha formalmente acquisito il 6,5% della società fino ad allora detenuto dalla Tpm,la vecchia municipalizzata nata per gestire il trasporto pubblico sul Monza). Condizioni di lavoro talmente estreme da costringere i lavoratori a preparare un esposto.
Hanno scritto prima ai dirigenti dell’azienda e all’amministrazione comunale. Ottenendo nel primo caso il silenzio più assoluto. Nel secondo, una lettera datata 17 marzo, con la quale il Comune alzava bandiera bianca, dicendosi non competente in materia e demandando tutto all’Asl. Non mancando di sottolineare come il sopralluogo dei tecnici dell’azienda sanitaria locale fosse subordinato «al pagamento dei diritti sanitari pari a circa 80 euro».Allora i dipendenti Net (attraverso Fast Lombardia, la Federazione autonoma dei sindacati dei trasporti ferrovie) hanno preso ancora carta e penna, scrivendo questa volta all’Inail di Monza, ai vigili del fuoco di Milano, all’Asl monzese e alla Procura della Repubblica di Monza per raccontare quanto sia fatiscente la rimessa degli autobus di via Borgazzi 35.
«Gli impianti elettrici non sono a norma, durante le piogge sono soggetti ad allagamento»
«Il tetto della palazzina uffici – si legge nel documento – presenta segni di ulteriori possibili crolli, successivi a quelli già avvenuti in precedenza con la caduta dal tetto di materiali inerti». Per non parlare delle travi di quel tetto, «ormai al collasso». Una copertura realizzata «in eternit, con aree non integre e dove, anzi, ci sono evidenti sfaldature». Parte degli impianti interni «non sono più a norma» visto che durante i periodi piovosi le lampade e i cavi degli impianti elettrici semplicemente «sono soggetti ad allagamento».
I bagni, che si trovano con gli spogliatoi in una struttura prefabbricata all’interno del cortile, «presentano evidente stato di abbandono». Gli spogliatoi, inoltre, «non sono più idonei a tale scopo» visto che c’è «una folta colonia di ratti che vi hanno stabilito fissa dimora».
Anche l’officina ha le sue pecche, visto che nell’area lavaggio, ravvisano i sindacati, «l’impianto di depurazione dell’area di lavaggio autobus non rispecchia quanto la normativa esige per lo smaltimento delle acque di lavorazione industriale». Che finiscono nella fognatura. Net, sempre secondo l’esposto, avrebbe dovuto costruire «un depuratore per il quale ha presentato anche il progetto». Mai realizzato e neanche finanziato.
Il risiko delle aree: andando via da via Borgazzi, che fine faranno tutti gli autobus?
Via Borgazzi è un problema, certo. Ma lo sarà ancora per pochi mesi, visto che Net ha deciso di abbandonare quella sede entro il prossimo 17 febbraio. Già ora, la struttura è in fase di dismissione. L’officina dei bus, per esempio, è in fase di smantellamento, tanto che la maggior parte delle riparazioni si fanno ormai nell’altro deposito, quello di Trezzo sull’Adda. Ma dove saranno trasferiti il centinaio di dipendenti Net e i 45 autobus della flotta aziendale? E qui inizia il risiko. O meglio, l’effetto domino. Perché Net ha occupato finora gli spazi di via Borgazzi attraverso un comodato d’uso gratuito stipulato anni fa con il Comune di Monza, proprietario di terreno ed edifici. Un bel risparmio per l’azienda, secondo qualcuno un danno per la casse comunali monzesi, visto che tra qualche mese si ritroverà in mano un’area per la quale non ha percepito alcun tipo di affitto negli ultimi anni e sulla quale Net non ha mai operato alcun tipo di intervento di ristrutturazione o di miglioramento. Lasciando via Borgazzi, Atm avrebbe intenzione di trasferire Net nei capannoni di sua proprietà che si trovano in via Aspromonte. Oggi, però, occupati dai circa 70 bus (molti sono snodati, da 18 metri di lunghezza)di Autoguidovie Italiane, la società all’interno di Brianza Trasporti che gestisce per la Provincia di Monza l’appalto per le linee bus verso Sesto – Cologno Monzese nonché il nord della Brianza (Seregno, Carate per esempio) e l’area ovest (fino a Limbiate). Atm disdirebbe, quindi, il contratto di affitto con Brianza trasporti per insediare i bus di Net in via Aspromonte (e qui si apre un altro capitolo della vicenda: dove andranno a finire i bus di Brianza trasporti? Ma questo, appunto, è un altro capitolo).
Tutto risolto quindi? No. Perché c’è una terza area in gioco. Si tratta del deposito di via Pompei, struttura nuova ma mai utilizzata. Un deposito rimasto vuoto e inutilizzato, con una palazzina che dovrebbe ospitare gli uffici ma che è da anni vuota, alla mercé di episodi di sciacallaggio e di furto ai danni di arredi e infrastrutture tecnologiche presenti all’interno. Ora questa struttura dovrebbe passare di mano: il gruppo Bartolini, uno dei colossi della logistica in Italia, sarebbe interessato all’area: vicina alle grandi vie di comunicazione, sarebbe l’ideale per ospitare un nuovo grande hub per i camion. E un grande affare immobiliare per Atm, proprietaria dell’area