Monza e Brianza: «Pochi medici? Presto saranno in esubero»

Presente e futuro del sistema sanitario nelle parole di Antonio Zagari di Asst Brianza. La novità del Csv: arrivano i tutor della salute.
Medico di base
Un medico di base

Il sistema sanitario italiano dovrà fare i conti con la carenza di infermieri almeno per altri quindici anni mentre la penuria di medici dovrebbe rientrare nel giro di cinque-sei anni per poi avviarsi «verso l’esubero». Il quadro, ben poco rassicurante, basato sulla proiezione dei dati è stato dipinto da Antonino Zagari, direttore sociosanitario dell’Asst Brianza che fa capo all’ospedale di Vimercate, che sabato 19 ha partecipato al convegno organizzato a Brugherio dall’associazione Brugherio Salute.

«Ci troviamo in una tempesta perfetta – ha affermato Zagari – da un lato la domanda di cure aumenta in quanto cresce il numero degli anziani, dall’altro l’offerta si riduce a causa delle politiche sbagliate degli ultimi quindici anni». La situazione è aggravata da un sistema ospedaliero costruito per i pazienti acuti «mentre oggi dobbiamo affrontare le patologie croniche». Per evitare di chiudere alcuni reparti sul territorio sono in atto riorganizzazioni che prevedono l’ingresso di figure amministrative nei punti di accoglienza e negli uffici dove fino a poco tempo fa erano impiegati gli infermieri.

Monza e Brianza: dai medici ai “tutor della salute”

In Brianza, ha aggiunto, operano 76 strutture che erogano prestazioni sanitarie e sociosanitarie, 473 medici di base, 117 pediatri di libera scelta mentre 85.000 persone, pari a circa il 10% della popolazione, sono in carico ai servizi sociali comunali, sociosanitari o psichiatrici.

Una boccata d’ossigeno dovrebbe arrivare dall’entrata a regime entro il marzo 2026 delle case e degli ospedali di comunità: a Monza è attiva solo quella al Vecchio mentre nel giro di qualche settimana potrebbero partire i cantieri in via Luca della Robbia e in via Borgazzi.

L’intera comunità, secondo Filippo Viganò, presidente del Centro servizi per il volontariato di Monza, Lecco e Sondrio, dovrebbe preoccuparsi della salute dei cittadini: per questo l’organismo ha avviato un progetto di formazione dei “tutor della salute” che nei luoghi di ritrovo siano in grado di dare informazioni sui servizi, sul ruolo degli infermieri di famiglia e sugli stili di vita che consentono di prevenire alcune malattie. «Abbiamo sottoscritto un documento con Ats e Asst per formare le associazioni e prepararle a interagire con le case di comunità – ha spiegato – abbiamo studiato i bisogni di ciascun territorio, i dati demografici, le spese dei comuni in modo da avere il profilo sociosanitario di ogni città affinché il sindaco possa effettuare una programmazione triennale» coinvolgendo il terzo settore e i cittadini. L’obiettivo è ambizioso: «La nostra aspettativa di vita è attorno agli 84 anni – ha dichiarato Viganò – ma per circa dieci c’è il rischio di non essere autosufficiente: se riuscissimo a ridurre il periodo a due anni, come in Svezia, otterremmo un risultato importante per i singoli, le famiglie e la comunità».