Monza, Andrea Liverani si racconta dopo la medaglia alle Paralimpiadi: «Nelle sconfitte prendo solo la parte positiva»

Il campione paralimpico di carabina, cresciuto al Tiro a segno di Monza, si racconta dopo la vittoria di un bronzo a Tokyo (sfiorando la seconda medaglia).
Andrea Liverani con la medaglia vinta a Tokyo alle Paralimpiadi
Andrea Liverani con la medaglia vinta a Tokyo alle Paralimpiadi Fabrizio Radaelli

Si sente adottato da Monza, Andrea Liverani, vincitore della medaglia di bronzo alla Paralimpiadi di Tokio nella disciplina della carabina 10m SH2.

Nella nostra città ha trovato la sua seconda casa nella sede del Tiro a segno nazionale, a San Fruttuoso, dove tutti gli vogliono un gran bene. L’atmosfera di famiglia la si percepisce al volo. Andrea è come un figlio per il presidente Pierluigi Ciminago e per i suoi collaboratori. C’è chi si commuove parlando delle sue imprese giapponesi e chi si arrabbia per la seconda medaglia di bronzo mancata per un soffio nella carabina a terra 50 metri SH2-R9 mista / open («bastava un quarto di millimetro, se non è sfortuna questa»).

Il giovane tiratore milanese, che nella capitale nipponica ha stabilito anche due record paralimpici, si è avvicinato al tiro a segno sette anni fa nel capoluogo lombardo, desideroso di prendere il porto d’armi. Da tre anni si è trasferito nella struttura monzese, «un luogo per me più comodo da raggiungere dato che abito in zona viale Monza, più attrezzato, perché è dotato di bersagli elettronici che assicurano maggior precisione nel tiro, ma soprattutto un luogo dove mi sono sentito subito a mio agio. Da quando sono qui i miei risultati sportivi sono migliorati tantissimo».

Seguito dall’allenatore Ofir Goldstein, già commissario tecnico della nazionale israeliana di tiro, Andrea, prima di prendere parte ai Giochi di Tokio, aveva conquistato tre medaglie d’oro e un record del mondo ai campionati mondiali a Lima lo scorso giugno, una medaglia d’oro una d’argento e due di bronzo ai mondiali di Sidney nel 2019, oltre a numerosi successi nazionali e internazionali. Anche quando i risultati sono stati meno brillanti, il giovane atleta non si è mai dato per vinto. «Dalle sconfitte, e la mia vita lo dimostra, prendo solo la parte positiva. Senza le sconfitte non sarei mai riuscito a vincere».

Appena si è appeso al collo la medaglia di bronzo ha voluto dedicare il suo successo a tutti coloro che gli sono stati vicini: la sua famiglia, il suo allenatore, gli amici del tiro a segno monzese («che nel mese di agosto hanno tenuto aperto per consentire i miei allenamenti») e i medici che lo hanno seguito nei suoi lunghi mesi in ospedale dopo quel maledetto incidente. Appassionato di basket e tifoso dell’Inter («ma mi piacciono tutti gli sport in generale»), studente e lavoratore, sogna un futuro da tiratore professionista. «Mi piacerebbe dedicarmi totalmente a questa disciplina -confida- che tra l’altro permette un vero e proprio allenamento mentale».

Ancora alle prese con i postumi del jet lag, Liverani ha deciso di prendersi qualche giorno di riposo, anche se ha promesso ai suoi amici monzesi di raggiungerli per «un buon caffè insieme». Nel mese di ottobre prenderà parte ai campionati italiani dove spera di centrare altri traguardi. «Andrea è un esempio per tutti noi -conclude Michele Fasano, consigliere del Tsn Monza- e ci auguriamo che altri giovani siano invogliati a intraprendere la nostra specialità».n