Monza, al fotofinish il futuro dell’ospedale Vecchio di via Solferino: ecco cosa può succedere

Lunedì 24 settembre: la data è segnata in rosso sulle agende dei vertici del San Gerardo e del Comune di Monza. In Regione potrebbe essere delineato il futuro dell’Ospedale Vecchio. Ecco cosa può succedere.
Monza Area e strutture ospedale san Gerardo via Solferino
Monza Area e strutture ospedale san Gerardo via Solferino Fabrizio Radaelli

Lunedì 24 settembre, ore 14: la data è segnata in rosso sulle agende dei vertici del San Gerardo e del Comune di Monza. In Regione potrebbe essere delineato il futuro dell’Ospedale Vecchio: i rappresentanti del Pirellone, il sindaco Dario Allevi e il direttore generale dell’azienda sanitaria Matteo Stocco dovranno trovare la quadra sull’Accordo di programma per la valorizzazione dell’area di via Solferino.

Il documento, firmato il 17 settembre 2008 dall’allora primo cittadino Marco Mariani, scadrà mercoledì 26 ed entro domenica 30 dovrà essere sostituito da quella che, tecnicamente, viene definita una “integrazione”. In realtà si tratterà di una nuova intesa in quanto saranno modificati alcuni contenuti. Quali novità nessuno lo anticipa: parleranno, fanno sapere da Comune e Ospedale, dopo la firma.

Tutti, però, ammettono che gli incontri decisivi avrebbero dovuto svolgersi nei giorni scorsi e che sono slittati: ufficialmente, affermano da piazza Trento e Trieste e dal San Gerardo, per organizzare nel migliore dei modi l’arrivo del presidente della Repubblica Sergio Mattarella che giovedì pomeriggio ha visitato la Fondazione per la mamma e il suo bambino e l’Ospedale Nuovo. Pare, però, che il rinvio sia stato dovuto alla mancanza di condivisione su alcuni punti del documento.

Quel che sembra certo è che nel nuovo Accordo dovrebbe comparire la possibilità di alienare a lotti, e non più in modo unitario, il complesso di via Solferino. Lo spacchettamento, unito a una riduzione delle previsioni insediative previste, dovrebbe favorire l’interessamento di eventuali investitori attratti dalla possibilità di costruire edifici residenziali, negozi e uffici in una zona semicentrale.

Per ora nessuno spiega come sarà articolato il “nuovo percorso per la vendita e la valorizzazione” del Vecchio che dovrebbe consentire al San Gerardo di incassare i venti milioni di euro necessari a completare la ristrutturazione del Nuovo. Il municipio, dal canto suo, potrebbe innescare la retromarcia sull’intenzione di adibire la parte umbertina a uffici in cui accorpare i settori del Comune ora in affitto in edifici sparsi per la città. Il ripensamento potrebbe riguardare anche la possibilità di realizzare alcuni appartamenti in housing sociale.

Difficilmente gli enti coinvolti nel processo di vendita e riqualificazione del Vecchio non raggiungeranno l’intesa sull’integrazione all’Accordo di programma. In caso contrario da martedì 1 ottobre nessuno potrebbe più pensare di realizzare in tempi brevi appartamenti e uffici nell’area di via Solferino in quanto sui 60.000 metri quadri del comparto si abbatterebbero i vincoli del Piano di governo del territorio che impongono di destinare a servizi l’ex complesso sanitario.

«La costruzione di residenze – afferma l’ex sindaco Roberto Scanagatti – è resa possibile proprio dall’Accordo di programma in scadenza». L’esponente del Pd auspica che nel testo venga mantenuta l’intenzione di accorpare gli uffici comunali nell’ala umbertina: «Noi – spiega – abbiamo effettuato uno studio che dimostra l’economicità dell’operazione. Le spese per il recupero dell’immobile sarebbero ripagate dai risparmi garantiti dalla cancellazione degli affitti. La decisione consentirebbe, inoltre, di salvaguardare un edificio storico».

Una eventuale retromarcia dell’amministrazione si aggiungerebbe alle modifiche subite dall’Accordo in dieci anni: la versione originale, ad esempio, prevedeva la possibilità di allestire all’interno del Vecchio un pensionato per gli studenti.
L’idea, cara all’ex primo cittadino leghista Marco Mariani e mai condivisa del tutto dal centrosinistra, è naufragata anche in seguito alla decisione dell’Università Bicocca di spostare da Monza i corsi della facoltà di Scienze dell’organizzazione in modo da tagliare i costi.

In un decennio Regione, Comune e Ospedale si sono confrontati continuamente sulle modalità per tentare di vendere la struttura ma i tentativi si sono scontrati con la crisi del settore immobiliare.

Di investitori realmente interessati non se ne sono visti e le due gare pubblicate per alienare l’intero complesso non sono andate a buon fine anche per i valori in campo: nel 2010 il prezzo a base d’asta era stato fissato in 50.100.000 euro, ridotto a 37 milioni nel 2016, nell’ultimo tentativo.

Un paio di anni fa qualche politico locale di centrosinistra ha proposto di attrezzare nei padiglioni abbandonati un hub provvisorio in cui accogliere i richiedenti asilo in modo da fronteggiare l’emergenza sbarchi. La proposta, stoppata dal Pirellone, inizialmente ha suscitato l’interesse di alcuni esponenti del centrodestra che poi si sono allineati agli ordini di scuderia.

Via Solferino ha attirato anche l’attenzione dell’Invimit Sgr, la società del ministero dell’Economia creata nel 2013 per valorizzare il patrimonio pubblico, che poco meno di un anno fa ha inviato ai vertici del San Gerardo una formale manifestazione di interesse per l’acquisto. I contatti, però, non hanno avuto alcuno sviluppo.

A questo punto una delle poche carte che Regione, Comune e Ospedale potrebbero tentare di giocare per riuscire a dismettere il Vecchio potrebbe essere lo spacchettamento dell’area. La suddivisione in lotti richiederebbe ai potenziali investitori capitali inferiori rispetto a quelli previsti dai due precedenti bandi e potrebbe favorire il recupero del comparto.