Monza, addio al professor Crivelli e alla sua vita da leggenda all’Isa

«Una persona come poche. Difficile inquadrarlo, dire artista è riduttivo». Ecco un ritratto breve di Daniele Crivelli, docente per anni all’istituto d’arte di via Boccaccio, oggi liceo Valentini di Monza, che si è spento nei giorni scorsi.
Monza, il professor Crivelli dell’Isa
Monza, il professor Crivelli dell’Isa Fabrizio Radaelli

«Una persona come poche. Difficile inquadrarlo, dire artista è riduttivo». Ecco un ritratto breve di Daniele Crivelli, docente per anni all’istituto d’arte di via Boccaccio, oggi liceo Valentini di Monza, che si è spento nei giorni scorsi. Un personaggio eclettico un docente che ha lasciato un ricordo indelebile nel cuore dei suoi studenti, una colonna di quello che era l’istituto d’arte.

Un artista a tutto tondo, nato in Toscana, che ha sempre respirato l’arte in casa. Si era poi spostato in Brianza dove ha insegnato storia dell’arte per oltre vent’anni ed era andato in pensione proprio da alcuni anni.

«Un amico oltre che un collega – racconta Carlo Capra – abbiamo condiviso una vita tra le mura dell’allora istituto d’arte. Era un uomo pieno di vita e giovane un personaggio unico, non aveva paura di affrontare la vita».

I messaggi – Sui social network tanti i commenti di ex alunni che lo ricordano con affetto, come Nicolò che scrive: «Ciao Amico mio, erano anni che non ci sentivamo ma la tua prematura scomparsa mi ha rattristato davvero molto. Sei stato il mio professore di storia dell’arte ma diciamoci la verità io con te non ho mai imparato nulla di storia dell’arte. Con te ho imparato a sorridere, ho imparato a prendere in giro la vita stessa. A fare di ogni momento , il momento giusto per essere burloni! Grazie ad avermi insegnato ad essere “Trullo”.
Con te ho imparato barzellette prive di senso e humor ma che dette da te erano più divertenti del vincitore del la sai l’ultima. Ho imparato che un giorno di pioggia può essere divertente se passato in classe ad ascoltare la tua chitarra, eri un gigante, eri sempre sulle nuvole e ci volevo davvero un mondo di bene. Noi eravamo i tuoi ragazzi e tu eri “Il Crivelli”. Buon viaggio e grazie ancora».

Una volta è morto, per un po’ – Questo uno dei ricordi più sentiti, ma i racconti intorno a questo prof sono tanti e tali da sfumare nella leggenda, come continua l’amico Carlo.

«Vent’anni fa ha avuto un arresto cardiaco ed è morto per venti minuti, poi si è ripreso. Da allora ha iniziato a dipingere angeli, putti e realizzare anfore perché questo era il suo ricordo dell’aldilà, era più sensibile vedeva oltre la semplice opera d’arte ne coglieva il sentimento e lo trasmetteva a chi aveva vicino. Era anche un critico dell’arte molto umile, aveva la capacità di spiegare la storia dell’arte a chiunque, trasmetteva emozioni».

Ha iniziato a dipingere giovanissimo, sembra che alcune sue opere siano esposte in Inghilterra e altre a Roma – c’è chi dice ne abbia anche la regina Elisabetta, ma insomma, una leggenda è una leggenda.
Difficile resistere alla sua simpatia: era un amico, non un semplice docente, riusciva ad emozionarsi quando parlava di un’opera e sapeva trasmettere agli altri la sua passione.

E si capisce, dalle parole dei suoi ex studenti: «Sapeva insegnare la vita e non solo la storia dell’arte. Tra i tanti ricordi anche le giornate di autogestione e le ore buche in cui suonava e cantava con i ragazzi gli stornelli toscani con la chitarra».