Lissone, divieto di ingresso agli edifici pubblici alle donne con burqa o niqab

Il provvedimento è stato frutto di una mozione, che la Lega ha presentato in Consiglio comunale. Previsto un analogo tentativo anche in città vicine
Il cartello della Regione inviato oggi  a tutti gli ospedali lombardi
Il cartello della Regione inviato a tutti gli ospedali lombardi

Da gennaio le donne con il volto coperto integralmente da burqa o niqab non potranno entrare negli edifici pubblici di proprietà del Comune di Lissone: il divieto è il frutto di una mozione della Lega approvata dal Consiglio comunale, che il Carroccio proverà a replicare in altre città della Brianza. «Da Lissone parte una battaglia -ha affermato sabato 25 il capogruppo in Regione Alessandro Corbetta-: con questa azione politica e amministrativa intendiamo sollecitare il Parlamento a varare leggi che, come avviene in altri Paesi, proibiscano l’ingresso nei luoghi pubblici a chi indossa il velo islamico integrale». Secondo la Lega burqa e niqab, impedendo il riconoscimento delle persone, potrebbero mettere a repentaglio la sicurezza pubblica: il provvedimento votato a Lissone si rifà alle norme antiterrorismo introdotte nel 1975 e alla delibera regionale con cui nel 2015 il Pirellone ha proibito l’accesso nei propri stabili a chi nasconde il viso con veli, passamontagna e caschi da motociclista. Sulle porte del Comune e della biblioteca di Lissone saranno affissi cartelli simili a quelli che compaiono sugli edifici regionali, ospedali compresi, mentre resta da vedere se il divieto riguarderà anche le mamme che accompagnano i bambini a scuola: «Lavoreremo con il sindaco e con la Polizia locale che dovrà garantire l’applicazione della mozione» ha spiegato il segretario cittadino Matteo Lando.

Divieto: le parole dell’europarlamentare Silvia Sardone

Il provvedimento è stato ispirato anche dal tentativo di «contrastare l’islamizzazione» della società italiana, come precisato dall’europarlamentare Silvia Sardone che considera il velo islamico un segnale di sottomissione delle donne. «Trovo sbagliato che vengano costrette a portarlo anche bambine delle elementari -ha detto-. Non possiamo fare concessioni alle comunità islamiche fino a quando non firmeranno una intesa con lo Stato in cui si impegneranno a ripudiare la poligamia, a fornire l’elenco degli imam, a predicare in italiano e a dire da dove arrivano i loro finanziamenti». Sardone, che per le sue posizioni ha ricevuto diverse minacce di morte, è contraria all’organizzazione di visite delle scolaresche nelle moschee e alla sospensione delle lezioni in occasione dei festeggiamenti per la fine del Ramadan. «Non stiamo mettendo in discussione la libertà di religione -ha assicurato il segretario provinciale della Lega Fabio Ghezzi. Ci sono, però, nodi normativi irrisolti da affrontare: stiamo suggerendo alla politica di iniziare a farlo mettendo dei paletti». Diverse sentenze e la Corte europea dei diritti dell’uomo, notano gli esponenti del partito, ammettono alcune restrizioni alla libertà di culto quando si tratta di tutelare la pubblica sicurezza.

Divieto: la proposta sarà veicolata anche in altri comuni

Il Carroccio potrebbe proporre la mozione in altri comuni in cui la presenza di stranieri è considerevole tra cui Desio e Seregno. A Monza, ha ricordato l’ex assessore Federico Arena, l’articolo 14 del regolamento di Polizia urbana vieta già l’ingresso nei luoghi pubblici a volto coperto, ma i cartelli non sono mai stati esposti.