Con le ultime due registrate lo scorso 5 aprile, salgono a sei le aggressioni di cui sono stati vittime negli ultimi giorni altrettanti agenti della polizia penitenziaria che operano nella casa circondariale di Monza. Situazioni che puntualmente vengono denunciate dalle sigle sindacali preoccupate dal «clima di mancanza di sicurezza nelle sezioni detentive – come si legge nell’ultimo comunicato dell’Osapp -. Una situazione che sta generando un aumento dello stress e della frustrazione tra il personale oltre che continue aggressioni». Una situazione che Leo Beneduci, segretario generale Osapp definisce «inaccettabile. Troppi episodi di violenza, qualcosa non sta funzionando».
Dello stesso tenore anche le parole di Massimiliano D’Alberto, segretario locale Uilpa polizia penitenziaria. «La misura è colma. Il clima è insopportabile, lo stato d’animo dei colleghi è ridotto ai minimi termini. Questo non è un posto di lavoro ma un campo di battaglia. Gli eventi critici sono all’ordine del giorno».

L’allarme dei sindacati del personale penitenziario e la replica della direttrice
Un clima di tensione che la direttrice del carcere di Monza, Cosima Buccoliero, cerca di mitigare. «Non voglio minimizzare né tantomeno giustificare quanto successo, ma i toni di allarme con cui è stata descritta la situazione all’interno dell’istituto non corrispondono all’effettiva situazione. Le aggressioni denunciate negli ultimi giorni sono spesso frutto di regolamenti di conti tra gli stessi detenuti. Gli agenti che intervengono per sedare le risse restano loro malgrado coinvolti nella lotta, ma non si tratta di aggressioni rivolte direttamente contro i poliziotti».
La direttrice del carcere di Monza: sovraffollamento e poche risorse i problemi
Solo in un caso, ad opera di un detenuto con problemi psichiatrici, si è trattato di un’aperta aggressione ai danni degli agenti che erano entrati nella stanza del detenuto. «Si tratta di una persona che non conosciamo, era appena arrivato in istituto trasferito da un altro carcere. Arrivano a Monza per motivi di ordine e sicurezza. Entrare in relazione con loro non è sempre immediato, sono persone che vanno conosciute. Certamente il sovraffollamento rappresenta la gran parte del problema. Non riusciamo da anni a scendere sotto le 730 unità a fronte di una capienza massima di poco più di 400 persone. Mancano risorse umane ed economiche, ma escludo ci sia una escalation di violenza ai danni della polizia penitenziaria all’interno del carcere di Monza. Il carcere oggi più che mai raccoglie tutta la parte più in difficoltà della società – conclude la direttrice -. In sezione ci sono persone che non hanno fissa dimora, che non sono in grado di stare in relazione con gli altri, afflitte da enormi problematiche. È la difficile realtà di tutte le carceri».