Ipotesi patteggiamento a due anni con pena sospesa per la maestra d’asilo finita agli arresti domiciliari in aprile con l’accusa di maltrattamenti aggravati. Secondo quanto emerge da palazzo di giustizia, a Monza, questo potrebbe essere l’esito processuale della vicenda che ha messo la scuola di Varedo sotto i riflettori, scatenando l’ira di genitori. Scenario, quello del patteggiamento a due anni con la condizionale, che da quanto emerso scatenerebbe più di un malumore tra le madri e i padri dei piccoli bersagliati dall’atteggiamento prevaricatore della 48enne brianzola, difesa dall’avvocato Francesco Ferreri. L’udienza davanti al gup di Monza è prevista il prossimo 17 luglio. In quella data spetta al tribunale valutare l’eventuale “congruità”, o meno, della pena.
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Sconcertante il quadro che emergeva dagli atti dell’inchiesta coordinata dal pm Carlo Cinque. A far partire le indagini era stata la denuncia presentata ai carabinieri dal dirigente scolastico, il quale, a sua volta, aveva recepito in precedenza le preoccupazioni espresse dai genitori per il comportamento dei loro piccoli.
La donna, già reduce da una precedente sospensione per motivi disciplinari presso un altro istituto, era sottoposta per questo motivo a un periodo di prova. Durante le ore di “affiancamento” con una collega, tutto rientrava nella norma. L’atmosfera cambiava drasticamente quando la 48enne di Macherio rimaneva sola con la classe, composta da bimbi di 4 e 5 anni. Qualche schiaffo, rimproveri continui, inviti a rimanere sempre zitti, rivolti in modo brusco e assillante. E soprattutto la pretesa di ottenere la completa “immobilità” dei piccoli.
A un alunno ‘colpevole’ di essersi fatto la pipì addosso erano abbassati i pantaloni davanti al resto della classe. Epiteti come “sciocco” e “stupido”, ripetuti ossessivamente alla minima distrazione, come quando veniva fatta cadere un po’ d’acqua. Un piccolo di origini albanesi apostrofato con un “vattene…vi carican su e vi portano qua!”. Per non parlare dell’invito ad andarsene “dritta al cimitero”, pronunciato a una bimba. O un’altra minaccia: “adesso vengo lì e ti lego le mani, è l’unica soluzione”. Sul caso era intervenuto anche il Codacons, che in una nota ufficiale del suo presidente Marco Maria Donelli sollecitava l’obbligo di introdurre le telecamere nelle scuole elementari e negli asili a tutela dei più piccoli.