«Gruppi numerosi di ragazzi al parco di Monza a distanza ravvicinata e senza mascherina»

Il parco di Monza preso d’assalto al pomeriggio da gruppi spesso numerosi di giovani che “stanno a distanza ravvicinata, il più delle volte non portano la mascherina, giocano a pallone”. Il racconto di due insegnanti che chiedono controlli.
Villa Reale Villa e Parco di Monza dall'alto
Villa Reale Villa e Parco di Monza dall’alto

Polmone verde, valvola di sfogo, angolo prediletto per il relax. Il parco di Monza viene definito in cento e più modi ma capita che qualcuno approfitti delle sue caratteristiche per “schivare” le normative in vigore, oltre alle più elementari regole di buon senso.

Due insegnanti che negli ultimi giorni si sono dedicati all’attività motoria all’interno del parco sono rimasti “basiti” da alcune scene a cui hanno assistito e hanno contattato la redazione del Cittadino.

“Durante il pomeriggio – spiegano – il parco è affollato da numerosi giovani. Non ci sarebbe niente di male, ne avrebbero tutti i diritti visto che in questo momento, oltretutto, le scuole sono chiuse e non possono nemmeno fare ginnastica. Il problema è che si ritrovano in gruppi spesso numerosi, stanno a distanza ravvicinata, il più delle volte non portano la mascherina. Sembra che non si rendano minimamente conto della situazione”.

E non è tutto. I più “sportivi” organizzano partitelle di calcio pur sapendo che sono vietate. “Purtroppo – segnala uno degli insegnanti – ci sono anche degli adulti che si ritrovano regolarmente per giocare a pallone, incuranti dei divieti”. Quelli permanenti nei Giardini reali e quelli imposti dalla pandemia.

A questo proposito i due docenti chiedono più controlli da parte delle forze dell’ordine. “Non vogliamo sceriffi – precisano – ma solo persone che facciano rispettare le regole. Basterebbe una pattuglia che circolasse negli orari di apertura del parco e che si recasse anche nei prati un po’ più fuori mano a vigilare. Andando avanti di questo passo sarà difficile vedere dei miglioramenti”.

Conclude la collega: “La didattica a distanza è pesante per tutti, insegnanti, studenti e famiglie. I giovani hanno bisogno di muoversi e di respirare una boccata d’aria ma devono capire che comportamenti sbagliati possono nuocere a loro, alle loro famiglie e anche a noi insegnanti. Ho sentito alcuni docenti sulla sessantina, oramai prossimi alla pensione che, in attesa del vaccino, preferiscono fare lezione da casa piuttosto che stare a contatto con gli alunni”.