Due lauree con il massimo dei voti e un percorso pionieristico che unisce medicina e tecnologia. Daniele Brenna, 24 anni, è l’unico studente di Giussano ad aver frequentato e concluso con successo la Medtec School, l’innovativo corso internazionale, interamente in lingua inglese, nato dalla collaborazione tra Humanitas University e Politecnico di Milano. Con 110 e lode in medicina e chirurgia e 110 in ingegneria biomedica, Brenna rientra nella prima coorte di neolaureati in Europa a ottenere il doppio titolo. «Ho sempre sognato di diventare medico, ma sin da ragazzo mi hanno appassionato anche la matematica e la fisica», racconta. «Quando ho scoperto questo percorso che univa le due anime, ho capito subito che faceva per me. Sono stati sei anni molto impegnativi, soprattutto il secondo e il terzo anno con giornate piene e anche dieci ore di lezione al giorno. Ma rifarei tutto: il bilancio è estremamente positivo». La cerimonia di laurea si è tenuta nella sede di Humanitas University alla presenza della rettrice del Politecnico, Donatella Sciuto, e del rettore di Humanitas University, Luigi Maria Terracciano. L’evento ha celebrato il traguardo di un percorso che oggi conta già 389 iscritti e che rappresenta una sfida vinta sulla convergenza tra medicina e ingegneria.
Medtec School: gli obiettivi professionali di Brenna
«Essendo la prima coorte di iscritti, non avevamo studenti degli anni precedenti da cui prendere riferimenti o consigli. Ci siamo dovuti adattare, ma questa si è rivelata una grande occasione di crescita», spiega Brenna. «Oggi il medico del futuro –e direi anche del presente- deve avere competenze in intelligenza artificiale, meccanica ed elettronica per comunicare e collaborare con altri professionisti». Su 42 studenti, 37 hanno completato il percorso nei tempi. Brenna è tra questi e già da lunedì 14 luglio inizierà un’esperienza professionale in Svizzera: «Lavorerò come medico ricercatore e poi come medico assistente in ambito oncologico. Ho conosciuto la realtà svizzera durante un tirocinio all’Istituto oncologico di Bellinzona, e ne sono rimasto colpito». La sua tesi ha rappresentato un perfetto ponte tra i due ambiti di studio: «Con i professori Paolo Bossi di Humanitas e Daniele Lo Iacono del Politecnico ho lavorato su un modello di intelligenza artificiale in grado di analizzare immagini oncologiche ed estrarre dati per predire se un paziente con tumore del cavo orale è a rischio di recidiva. È stata un’opportunità straordinaria». Guardando al futuro, il consiglio che rivolge ai giovani è lapidario: «Bisogna avere sempre ben chiaro l’obiettivo finale: diventare il miglior professionista possibile. Occorre sfruttare tutte le occasioni offerte dall’università. Io, per esempio, ho partecipato a un corso Esmo (European Society For Medical Oncology ndr.) che mi ha permesso di confrontarmi con studenti di tutta Europa. Servono impegno, determinazione e anche la capacità di sacrificare il tempo libero per vivere esperienze formative in tutto il mondo».