Resta un anno o poco più prima di mettere sul tavolo i nomi per le elezioni amministrative del 2022 a Monza. E che aria tira, diciotto mesi prima delle urne?
Complice l’emergenza sanitaria che impedisce di organizzare riunioni e iniziative, praticamente tutte le forze politiche rinvieranno quasi all’inizio della primavera i primi confronti sui temi che terranno banco la prossima tornata. Solo dopo cominceranno a parlare di candidature: su questo punto, però, il centrodestra parte avvantaggiato dato che in pochi sembrerebbero disposti a non rinnovare la fiducia al sindaco Dario Allevi. Il primo cittadino, secondo voci che si rincorrono da un paio di anni, potrebbe provare a defilarsi per puntare al Parlamento, magari dopo aver bussato alla porta di Fratelli d’Italia: le sue aspirazioni potrebbero, però, scontrarsi con la riforma che dalla prossima legislatura sfoltirà il numero di deputati e senatori.
Lui, in ogni caso, non intende bruciare le tappe e ricorda che il suo collega di Milano Beppe Sala ha sciolto la riserva per il secondo mandato il 7 dicembre, a pochi mesi dal voto amministrativo del 2021. «Ne riparliamo tra un anno – commenta – il tempo ha la sua importanza». Prima di pronunciarsi, afferma, incontrerà gli esponenti della maggioranza, gli assessori e quanti lo hanno sostenuto dal 2017 «per tirare un bilancio e stabilire cosa fare».
La coalizione attualmente è composta da Forza Italia, dalla Lega, da Fratelli d’Italia, da Noi con Allevi e dalla civica Monza con Maffè che, dopo aver sostenuto al primo turno la corsa di Pier Franco Maffè, si è apparentata con il resto del centrodestra.
Rinviano l’appuntamento con i primi ragionamenti in vista del 2022 anche i leghisti: «Il 2020 – constata il segretario cittadino Massimo Rossati – non è stato un anno propizio per le riunioni politiche. Da gennaio, però, cercheremo di avviare la macchina della comunicazione per informare i monzesi su quanto fatto da questa amministrazione».
Dall’altra parte la ricerca di un aspirante sindaco da contrapporre a Dario Allevi rimane sottotraccia: ufficialmente le opposizioni cominceranno a vagliare qualche nominativo dalla prossima estate e lo faranno seguendo strategie differenti. Prima dovranno, però, tentare di conquistarsi qualche spazio sullo scenario politico locale che, anche a causa dell’emergenza sanitaria, appare piuttosto deserto.
«La campagna elettorale è partita il giorno dopo il voto del 2017» sostengono gli esponenti di parecchie forze di minoranza. I monzesi, però, non pare se ne siano accorti. «Stiamo individuando – afferma il segretario cittadino del Pd Matteo Raimondi – le priorità su cui impostare il nostro programma tra cui ci saranno il lavoro e le politiche giovanili. L’epidemia di covid-19 modificherà il volto delle città: dovremo analizzare la situazione per capire come intervenire una volta terminata l’emergenza sanitaria: lo smart working, ad esempio, cambierà la mobilità». «Appena sarà possibile – aggiunge – usciremo e ricominceremo a incontrare la gente»: fino ad allora proseguiranno i dialoghi a distanza con altre realtà del centrosinistra tra cui Italia Viva, lista Scanagatti e LabMonza.
Per parlare di candidature ne, deve, però passare di acqua sotto i ponti: fino a settembre potrebbero susseguirsi fughe in avanti e tentativi di sondare il terreno da parte di qualcuno che culla ambizioni più o meno segrete. Tutto, poi, potrebbe risolversi con le primarie con un meccanismo simile a quello che nel gennaio 2012 hanno dato via libera alla corsa di Roberto Scanagatti. «Potrebbero – anticipa Raimondi – essere consultazioni aperte a esponenti di altre liste della coalizione». Lui, prosegue, non intende candidarsi «a meno di forti pressioni».
Nel lavoro di preparazione appare più avanti LabMonza che da alcuni mesi ha pronto un pacchetto di proposte attorno a cui collaborare con il resto dello schieramento per impostare il programma elettorale.
Non anticipa nulla nemmeno Paolo Piffer, candidato sindaco nel 2012 con CambiaMonza e cinque anni dopo nelle fila di Civicamente: «Farò di tutto – assicura – perché la lista si ripresenti, con o senza di me. Stiamo già impostando la strategia, non abbiamo mai smesso di lavorare e nei prossimi mesi intensificheremo la nostra attività». Se nell’arco di un anno le cose non muteranno la formazione si proporrà agli elettori con le proprie forze: «Nessuno ci ha chiesto nulla – prosegue Paolo Piffer – siamo indipendenti, il nostro obiettivo rimane quello di convincere i cittadini sull’efficacia dei nostri progetti e non di stringere alleanze forzate».