Giornata della salute mentale: difendersi allenando anche il cervello

Nella Giornata mondiale della salute mentale, uno sguardo sul disagio e le risposte con Michele Cucchi di Humanitas Medical Care.
Michele Cucchi
Michele Cucchi

Il 10 ottobre è la Giornata Mondiale della salute mentale. Un tema delicato spesso ancora vittima di pregiudizi. “La prima difficoltà da affrontare è quello dello stigma- esordisce il dottor Michele Cucchi, psichiatra e direttore delle Aree Mediche Humanitas Medical Care, presente anche a Monza – Basti pensare che per un problema emotivo come l’ansia passano in media cinque anni dallo sviluppo alla ricerca di un aiuto qualificato da parte del paziente. E ciò avviene perché il soggetto interessato non vuole sentirsi o passare per matto. È convinto che prima o poi i sintomi passeranno da soli. La prima cosa che dico a una persona è: non sei l’unico ad avere questo problema. E subito l’espressione del suo viso cambia. La seconda è: chiunque può essere colpito da questi disturbi. Anche persone percepite come vincenti quali cantanti, attori, calciatori”.

I numeri di chi soffre di disturbi d’ansia sono aumentati dopo il Covid, ma in realtà il disagio psico-emozionale può essere generato da elementi comuni a tante persone che nulla hanno a che fare con la pandemia come le difficoltà lavorative e/o familiari. Per questo, è opportuno imparare a gestire meglio lo stress, a essere più abili nell’ascoltare gli altri e più in equilibrio con il nostro modo di essere.

Giornata della salute mentale: l’approccio integrato

Siamo abituati ad allenare il corpo ma non la mente -sottolinea lo specialista- eppure ci sono tante attività che possono contribuire a fare stare bene il nostro cervello emotivo: camminate, giochi, lettura, sonno, teatro. Insomma qualcosa che piace e che concilia con il nostro benessere”. Importante anche affidarsi allo specialista giusto.

“Non esiste alcun tipo di esame che ci dica qual è il “batterio” responsabile di una sofferenza psico-emotiva – sottolinea Cucchi – inoltre, in questi ambiti l’insuccesso terapeutico, che si traduce il più delle volte con l’abbandono del percorso da parte del paziente, è molto frequente. Un consiglio che mi sento di dare è quello di rivolgersi a un centro multidisciplinare dove è possibile ottenere uno sguardo medico integrato con quello psicologico. Le emozioni del resto, investono sia la sfera fisica sia quella mentale. Il percorso deve essere fatto come quando ci si rimette in sesto da un trauma: al fisioterapista, che si occupa della riabilitazione fisica vera e propria, si affiancano figure mediche come l’ortopedico e il fisiatra. Anche nel campo della salute emotiva non esiste un tuttologo, ma è necessaria una squadra di professionisti che operi a 360 gradi e condivida un percorso comune portando ciascuno la propria competenza specifica”.

Per sottolineare l’importanza del benessere psicologico Humanitas sta organizzando per il 5 e il 6 novembre “I Giorni delle Emozioni”, un week-end di attività, talk e laboratori dedicati al benessere emotivo che si terranno all’interno dell’Humanitas Medical Care di via Sant’Andrea 25 a Monza e in alcuni luoghi della città.