Giorgio Napolitano è il presidente Il piddino Pippo Civati non lo vota

Giorgio Napolitano è ancora il presidente della Repubblica, il primo a ricevere l’incarico per due volte. Nel Pd l’elezione non accontenta tutti. A cominciare dal deputato monzese ed ex rottamatore Pippo Civati, che ha votato scheda bianca.
Il voto di Civati non è andato a Napolitano (archivio)
Il voto di Civati non è andato a Napolitano (archivio)

Giorgio Napolitano è ancora il presidente della Repubblica, il primo in Italia a ricevere l’incarico per due volte. Ma nel Pd l’elezione di ieri non accontenta tutti. A cominciare dal deputato monzese ed ex rottamatore Pippo Civati, che ha votato scheda bianca. Il nome di Napolitano, che significa tornare alla linea dell’apertura al centrodestra e, quindi, a un possibile futuro «governissimo», entra in scena al sesto scrutinio, dopo che nella mattinata di ieri una quinta votazione era andata ancora a vuoto.

La proposta arriva dal PdL e Pd, condivisa poi da Scelta Civica e Lega Nord (che pone però come condizione il «no» a un eventuale governo Amato, ipotesi circolata con insistenza per tutto il giorno). Alla fine i voti ottenuti da Napolitano sono 738, di gran lunga oltre la soglia dei 504 necessari per l’elezione ma una quarantina in meno rispetto alla somma dei grandi elettori dei partiti sostenitori. Stefano Rodotà, sul quale convergono Movimento 5 Stelle e Sinistra ecologia libertà (insieme 208 voti), arriva a quota 217.

Napolitano, 87 anni, aveva più volte ribadito di non voler affrontare un altro settennato ma il precipitare degli eventi degli ultimi giorni con le sciagurate strategie politiche del Pd (che hanno portato prima a «bruciare» il nome di Franco Marini, poi di Romano Prodi) hanno spinto il capo dello Stato a cambiare idea. L’Assemblea dei gruppi parlamentari del Pd ha accolto con un’ovazione la disponibilità del capo dello Stato a ricandidarsi. Anche se alla fine restano comunque alcune voci contro.

Come Pippo Civati che «a titolo personale» vota scheda bianca, per dire «no al governissimo». Oppure Fabrizio Barca, l’attuale ministro per la Coesione territoriale, da poco entrato nel Partito democartico. Scrive infatti su Twitter: «Incomprensibile che il Pd non appoggi Stefano Rodotà o non proponga Emma Bonino».