Furto di quadri di Renoir e Rubens a Monza: cinque arresti ma le indagini proseguono

Un caffè per festeggiare la firma del contratto milionario e.. oplà, i due preziosi quadri da 9 milioni di euro e appena venduti per 26 hanno preso il volo. E non sono ancora stati recuperati. Tuttavia, i carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale di Monza, coordinati dalla Procura (sostituto Salvatore Bellomo) hanno rintracciato e arrestato i cinque presunti autori del furto.
Le due opere rubate e non ancora rintracciate
Le due opere rubate e non ancora rintracciate

Un caffè per festeggiare la firma del contratto milionario e.. oplà, i due preziosi quadri appena venduti per 26 hanno preso il volo. E non sono ancora stati recuperati. Tuttavia, i carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale di Monza guidati dal maggiore Francesco Provenza, coordinati dalla Procura (sostituto Salvatore Bellomo) hanno rintracciato e arrestato i cinque presunti autori del furto, avvenuto con l’aggravante della fraudolenza. Un colpo clamoroso accaduto il 20 aprile dello scorso anno in una villetta di via Quintino Sella, in centro città, dove, al primo piano, ha sede il Consolato onorario albanese (estraneo ai fatti).

Una location prestigiosa quella scelta da un 44enne croato residente a Trezzano sul Naviglio, già noto alla Giustizia per reati specifici, e da un secondo soggetto, al momento ignoto, per concludere l’affare con un gallerista molto noto nell’ambiente (con una galleria anche a Londra) e una collega, comproprietaria di una delle opere, una su tela e l’altra su tavola, “Sacra Famiglia” di Peter Paul Rubens e “Le fanciulle sul prato” di Pierre Auguste Renoir. I due dipinti erano stati portati in via Sella su un furgone, posteggiato nel cortile della villa davanti agli uffici di una immobiliare (ora chiusa) di due monzesi, fratelli, di 52 e 59 anni, italiani, entrambi, come il croato, finiti in carcere.

L’acquirente, per essere evidentemente più credibile, si è detto appartenere alla comunità ebraica milanese, diplomatico, e ha ostentato un passaporto israeliano. Il 20 aprile doveva essere l’epilogo della trattativa, già avviata (i galleristi erano intenzionati a non vendere a meno di 9 milioni) con alcuni incontri in locali della città. Il gallerista e l’acquirente hanno firmato il contratto e, quel punto, con lo sconosciuto che l’aveva accompagnato si sono allontanati con la scusa di offrire ai galleristi qualcosa da bere. Invece si sono recati nel parcheggio e hanno caricato le due tele, di modeste dimensioni, in un altro mezzo e, aperto il cancello automatico del quale avevano il telecomando, si sono allontanati facendo perdere le proprie tracce.

Scattata la denuncia, i carabinieri al comando del maggiore Francesco Provenza hanno subito avviato le indagini, eseguite con tecniche tradizionali, fino a individuare, soprattutto attraverso testimonianze e le immagini di impianti di videosorveglianza, il presunto autore del furto e i suoi complici, i titolari della agenzia, altri due fiancheggiatori italiani, un 62enne domiciliato a Vigevano e il figlio 33enne, residente a Seregno, (avrebbero fornito supporto logistico e utenze telefoniche), finiti agli arresti domiciliari, e due indagati, denunciati a piede libero perchè avrebbero avuto un ruolo secondario di mediazione, un 60enne residente in provincia di Brescia e un 80enne milanese.

Le indagini intanto proseguono in quanto le due opere, finite nella banca dati delle “ricercate”, anche all’estero, non sono state trovate, così come gli eventuali ricettatori; tra l’altro, non sono mai neppure state viste, se non in fotografia, da parte degli investigatori che non sono quindi in grado di stabilire se di tratti effettivamente di originali dei due grandi artisti.