F1 a Monza, i personaggi del Gran Premio: le 51 gare del fotografo Danilo Recalcati

Ha 68 anni, la battuta sempre pronta e due gambe così. Si arrampica su tribunette improvvisate, si abbassa per cercare l’attimo. E il risultato è sempre garantito. È Danilo Recalcati, fotografo per lavoro ma ancor prima per passione.
Danilo Recalcati con Sebastian Vettel
Danilo Recalcati con Sebastian Vettel

Ha 68 anni, la battuta sempre pronta e due gambe così. Si arrampica su tribunette improvvisate, si abbassa per cercare l’attimo. E il risultato è sempre garantito. Ma Danilo Recalcati, fotografo per lavoro ma ancor prima per passione, sa che c’è un aspetto da scordare mai. «Oggi, con le macchine digitali, fai 800 foto e sicuramente una buona la tiri fuori. Il bravo fotografo, invece, è quello che non usa l’autofocus, che ha fatto camera oscura. Quanti colleghi di oggi hanno queste caratteristiche? Non molti, a dire il vero». La gavetta di Danilo è iniziata in via Carlo Alberto nel 1965, nello studio Valdemaro. Ed è poi sbocciata in autodromo, dopo una pedalata in bicicletta per fotografare Lorenzo Baldini, «che neanche sapevo chi fosse».

Ma Danilo ha la sensibilità giusta e impara in fretta. Segue il Calcio Monza, arriva a lavorare per Arnaldo Liverani a Milano. Arrivano i Festival di Cannes, di Venezia, servizi in Rai. «Ho visto la nascita di Canale 5, sono stato a Sanremo, ho aperto una mia agenzia: la Controluce». E non si è più fermato. Per due anni la Reuter, lavori con Sandro Mayer e Bepi Cereda, con Aci. «E per due volte i negativi custoditi in cantina sono stati portati via dalle alluvioni del Lambro». La memoria, invece, è lì a ricordargli il primo dei suoi 51 Gp di Monza. «Perché il ricordo più bello è legato proprio alla prima edizione. Non capivo chi avesse vinto, io fotografavo tutti. Capii poi: Surtees festeggiato perché aveva vinto, Brabham perché aveva fatto suo il Mondiale, Clark per una strepitosa rimonta».

Sono i tempi di podi in legno, pass in cartone con una foto rigorosamente in bianco e nero fissata con delle pinzette. «Non ho foto a cui sono più legato, un posto speciale nel mio cuore ce l’hanno semmai alcuni piloti. Due su tutti. Ivan Capelli l’ho visto crescere, lo seguivo già ai tempi della Formula 3, con suo papà Graziano, Cesarino Gariboldi ed Enzo Coloni. Jean Alesi, invece, un anno fu avvicinato da mia figlia che doveva fare un esame di Scienze motorie. Gli fece delle domande sulle sollecitazioni alla guida dell’auto, lui fu molto disponibile. L’anno successivo, mi fermò per chiedermi come fosse andata la prova di mia figlia». Oggi Danilo è nonno di Antonio, 8 anni e mezzo. «Qualche foto l’ha fatta, qui al Rally di Monza, con me. È bravo. Ma non saprei se consigliargli questa carriera…».