C’è una emergenza tartarughe a Monza? Sembra di sì, dopo la segnalazione di Enpa MB: diverse specie di tartarughe, sia acquatiche sia di terra, sono arrivate in questo periodo al rifugio di Monza in via San Damiano.
“E sono in aumento anche le segnalazioni di cheloni abbandonati sul territorio, a conferma che sono ancora tante le persone che non riescono a gestire correttamente questi animali, specie quando crescono come dimensioni, e cercano di disfarsene in ogni modo”, spiega Enpa..
A Monza sono stati salvati un esemplare femmina di tartaruga d’acqua americana di libera vendita (Pseudemys nelsoni), recuperata con un amo infilato in bocca e il carapace gravemente lesionato, e un vecchio esemplare di “Trachemys scripta elegans” con il carapace aperto lateralmente.
“Molto probabilmente tutte e due sono state investite e attualmente sono sottoposte a specifiche terapie che comprendono anche antiemorragici”, spiega Enpa.
L’ultimo in ordine di arrivo è un piccolo esemplare di Testudo hermanni o testuggine comune, “completamente malformato, con problemi alle zampe e probabili lesioni interne, vittima di una pessima gestione e di un’alimentazione del tutto sbagliata”.
Questa tartaruga è protetta dalla Convenzione di Berna, per cui è vietato il prelievo in natura mentre il commercio degli individui in cattività è regolamentato.
Negli anni scorsi era diventato d’obbligo denunciare il possesso di determinate specie di tartarughe con la possibilità di affidare l’esemplare a un centro di raccolta per chi non avesse voluto tenerlo. Ora, scaduti i termini, chi non l’avesse fatto è sanzionabile.
“Già, ma dove sono i centri di raccolta nella nostra Regione? – si chiede Enpa – Alcuni, in genere gestiti da associazioni private, accolgono tartarughe d’acqua di varie specie ma non le Trachemys, mentre il primo centro regionale di raccolta permanente per testuggini palustri esotiche (Trachemys scripta) è stato inaugurato nel marzo 2021 e si trova nel Parco Ducos di Brescia. Cosa fare, dunque, se ci si imbatte in una Trachemys? Se non si ha modo di consegnarla a un centro di raccolta le soluzioni restano solo due: lasciarla libera di continuare ad arrecare danni ambientali, oppure decidere di tenerla, ma con il rischio di sanzioni. Queste sono le assurdità giuridiche, tutte italiane, in fatto di animali”.