Droga e estorsioni anche a Monza e Brianza, operazione della Gdf di Pavia: il clan usava anche i kalashnikov – VIDEO

È scattato alle prime luci dell’alba di lunedì 10 gennaio, anche in provincia di Monza e Brianza, l’intervento dei militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Pavia: al centro fiumi di droga destinati al mercato dello spaccio del Nord, ma anche estorsioni con metodo mafioso. Con l’uso di armi.
Gdf Pavia ndrangheta
Gdf Pavia ndrangheta

Fiumi di droga destinati al mercato dello spaccio del Nord, ma anche estorsioni con metodo mafioso . È scattato alle prime luci dell’alba di lunedì 10 gennaio, anche in provincia di Monza e Brianza, l’intervento dei militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Pavia che, con la collaborazione del Servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata di Roma e supportato da reparti della Lombardia, Piemonte e Calabria, stanno eseguendo, tra l’altro, 13 ordinanze di custodia cautelare emesse dal Gip del Tribunale di Milano nei confronti di altrettanti soggetti alcuni dei quali sarebbero contigui a storiche famiglie ‘ndranghetiste originarie di Platì (Rc) e radicate nel Nord Italia nei territori a cavallo tra le province di Pavia, Milano e Monza Brianza nonché nel torinese.

Le ipotesi investigative contestate dalla Procura Distrettuale Antimafia milanese vanno, a vario titolo, dall’associazione a delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti alla detenzione e porto di armi da sparo fino a episodi di estorsione perpetrati in Lombardia con l’aggravante del metodo mafioso.

Droga e estorsioni anche a Monza e Brianza, operazione della Gdf di Pavia: il clan usava anche i kalashnikov - VIDEO
Gdf Pavia ndrangheta

Le Fiamme Gialle pavesi, con il supporto dei reparti territoriali, di decine di unità anti terrorismo pronto impiego (ATPI), l’impiego di unità cinofile e dei mezzi aerei del Corpo sono stati impegnati nella ricerca e cattura dei destinatari della misura interessando anche la roccaforte di Platì dove i principali responsabili del sodalizio si erano spostati, facendo poi la spola con la Lombardia.

Si tratta dell’epilogo di una attività investigativa iniziata nella primavera del 2019 caratterizzata dal costante monitoraggio dei soggetti originari del Reggino e da tempo stanziati nei territori compresi tra le province di Pavia e Milano, dove, dicono le Fiamme gialle: “avrebbero operato seguendo condotte tipicamente mafiose”. Le attività investigative, proseguono i finanzieri: “Hanno registrato ripetute attività estorsive nei confronti di soggetti che ritardavano a pagare lo stupefacente”.

Droga e estorsioni anche a Monza e Brianza, operazione della Gdf di Pavia: il clan usava anche i kalashnikov - VIDEO
Gdf Pavia ndrangheta

Il sodalizio indagato avrebbe trattato considerevoli quantitativi di stupefacente, cocaina e marijuana, immessi nella rete di distribuzione, vendita e consumo anche con l’intento di rifornire gruppi criminali a loro collegati della Lombardia, del Piemonte, della Liguria e in Toscana. Non sarebbero risultate estranee a queste ultime dinamiche criminali alcune figure femminili, congiunte dei principali indagati, che pur svolgendo una funzione servente o secondaria, hanno comunque dato un contributo reale ed effettivo per la commissione dei reati. Infatti, in più occasioni, è stato rilevato il loro supporto durante le operazioni di prelievo, consegna e confezionamento dello stupefacente nonché durante le operazioni di conteggio dei proventi illeciti incassati. Per una di loro, come per altri due fiancheggiatori del sodalizio, il GIP del Tribunale di Milano ha disposto la misura dell’obbligo di presentazione avanti alla P.G. e per un quarto la misura cautelare dell’obbligo di dimora nel territorio del comune di residenza.

Il clan, per supportare le proprie capacità operative, per perpetrare le estorsioni ed il traffico di droga o anche per fronteggiare qualsiasi tipo di minaccia proveniente dall’esterno del sodalizio, aveva la disponibilità di armi automatiche – Kalashnikov – riforniti da un’altra cellula calabrese collegata. È stato infine accertato che per rendere difficile l’individuazione dei proventi delle attività delittuose e poter sfuggire a una eventuale aggressione patrimoniale da parte dello Stato, il sodalizio criminale avrebbe utilizzato società di servizi ed imprese edili, costituite ad hoc, ma di fatto inattive, che tramite l’emissione di fatture false avrebbero potuto occultare i proventi illeciti sfruttando anche la complicità di almeno un professionista per presentare bilanci e dichiarazione dei redditi opportunamente “adattati”.