Per curare i bimbi cardiopatici in Kosovo ci vuole anche la competenza e la voglia di mettersi in gioco di un medico monzese come Valentina Giuli. La cardiologa pediatrica dell’ospedale Niguarda di Milano ha aderito alla proposta umanitaria Asvi (Associazione di solidarietà e volontariato insieme) e lo scorso weekend insieme ad altri due colleghi italiani e due medici kosovari ha preso parte al progetto di cura dei bambini affetti da cardiopatie. «Abbiamo lavorato due giorni – ha raccontato Giuli – visitando 60 tra bambini e ragazzi con diverse patologie cardiologiche nell’ambulatorio di Mitrovica (nel nord del Kosovo) con l’ecografo, l’elettrocardiogramma e tutte le strumentazioni utili a capire qual è il quadro clinico dei piccoli pazienti». La specialista con gli altri medici ha stilato per ogni bambino o ragazzo una diagnosi e le eventuali cure o interventi cardiochirurgici ai quali dovrebbero essere sottoposti in Italia.
Asvi infatti cerca di aiutare i bambini malati consegnando in loco i medicinali prescritti o seguendo tutto l’iter burocratico per trasferire i pazienti negli ospedali italiani per eventuali operazioni cardiochirurgiche, nel caso fosse necessario.
«È stata sicuramente un’esperienza intensa, ma bella – ha detto Giuli – perché raramente capita di visitare 60 bambini in soli due giorni, tra l’altro è l’occasione, almeno per me, di scoprire un mondo diverso dal nostro. Molte famiglie sono povere e a volte per raggiungere l’ambulatorio di Asvi ci impiegano anche due ore di viaggio. Non tutti i medicinali che prescrivi in Italia sono reperibili in Kosovo, quindi bisogna anche capire quali soluzioni adottare o come far arrivare a Mitrovica i farmaci». Ogni sei mesi il sodalizio, conosciuto da Giuli attraverso un suo collega, organizza anche dei corsi di formazione per i medici locali . «Curare questi bimbi o ragazzi che hanno un’età che varia da qualche mese di vita fino ai 15 anni vuol dire tante volte creare un rapporto importante con loro. Capita spesso che quando alcuni pazienti vengono trasferiti in Italia per essere sottoposti a interventi cardiochirurgici ci si rincontri. Io non credo di aver fatto nulla di straordinario: il merito è di Asvi, che da anni porta avanti questo progetto insieme a tante altre iniziative per aiutare attraverso il volontariato chi si trova in situazioni difficili. Sono contenta di poter dare il mio contributo».