Due richieste di condanna e otto rinvii a giudizio. Due anni dopo la prima udienza preliminare, il processo per la bancarotta Bames-Sem, vicenda che ha segnato il declino del polo tecnologico di Vimercate, mette un primo punto fermo, dopo un’inchiesta contrassegnata da molte lungaggini, dovute anche al trasferimento del fascicolo.
Questa mattina in tribunale a Monza il pubblico ministero Rosario Ferracane ha formulato richiesta di condanna a cinque anni e dieci mesi di reclusione nei confronti dei proprietari Selene e Massimo Bartolini, i due figli del patron Romano che hanno scelto il rito abbreviato. Su questo fronte, il gup ha rinviato il processo al 3 luglio, per dare parola alla difesa.
Contestualmente, il tribunale ha pronunciato il rinvio a giudizio al prossimo 16 aprile, per altri otto imputati che hanno scelto di affrontare il giudizio ordinario. Tra questi figurano anche Luca Bertazzini, 66 anni, ex presidente del consiglio di amministrazione dal 2008, vari componenti del collegio sindacale come Alessandro Di Nunzio, Riccardo Toscano, Angelo Interdonato, Salvatore Giugni, e l’israeliano Cats Oozi, amministratore delegato di Telit Corporation.
L’accusa, in sostanza, è di aver distratto e dissipato le risorse presenti nelle casse della società, fino al fallimento e alla chiusura. Oggetto delle contestazioni sono un contratto di ‘lease back’, e un finanziamento ottenuto da istituti bancari con cui Bames-Sem, naufragata fra i debiti lasciando a casa circa 400 lavoratori, ha ottenuto circa 87 milioni, di cui almeno sessanta, secondo le contestazioni, usati per acquistare partecipazioni in altre società, e per finanziare altre aziende del gruppo.