Ha superato 1000 visite in sei mesi (precisamente ne ha effettuate 1025) l’hotspot Covid dell’Asst di Monza. La struttura ha aperto i battenti il 7 dicembre 2020 e costituiva il secondo servizio dell’Asst monzese in grado di fare da ponte tra ospedale e territorio dopo l’apertura nel mese precedente di uno analogo a Varedo. L’hub è entrato in funzione in piena pandemia per garantire una diagnosi immediata e una contestuale presa in carico dei pazienti affetti da Covid-19.
Due gli ambulatori in funzione, dislocati in uno dei padiglioni dell’ospedale Vecchio in via Solferino, dove hanno operato diversi specialisti ospedalieri (principalmente infettivologi e geriatri) che, con l’aiuto degli Infermieri di Famiglia e di Comunità (IdFC), sono riusciti ad assicurare ai pazienti, oltre al tampone per l’individuazione della malattia e alla conseguente visita specialistica, una serie di prestazioni strumentali (ecografia del torace, emogasanalisi, esami del sangue…) che hanno permesso di identificare immediatamente la tipologia di cura più adeguato per ciascuno di loro (invio a domicilio con monitoraggio a distanza, invio in Pronto soccorso, riaffido al medico di medicina generale).
Nel primo semestre di quest’anno i pazienti che hanno varcato la soglia dell’hotspot monzese sono stati 517, con un picco di accessi registrato nei mesi di marzo e aprile 2021 fino a raggiungere, appunto, quota 1025 tra prime valutazioni e controlli. Il 93,6% dei pazienti è stato gestito ambulatorialmente e a domicilio, mentre per il restante 6,4% è stato necessario l’invio in Pronto soccorso.
Il servizio si è rivelato fondamentale per l’aiuto assicurato, in fase di diagnosi, al medico di medicina generale (oltre l’84% degli invii verso questo servizio, infatti, è avvenuto ad opera di questi ultimi) così come ha rappresentato un sicuro punto di riferimento per quei pazienti che, pur dimessi dal Pronto soccorso verso il proprio domicilio, necessitavano, di un monitoraggio a breve termine sull’evoluzione della malattia.
L’ambulatorio ha operato in stretto contatto con il reparto di Malattie Infettive e ha reclutato 18 pazienti da sottoporre alla somministrazione della terapia con anticorpi monoclonali, garantendo adeguatezza degli accessi ed un follow-up post- somministrazione. Nella struttura monzese l’ottima qualità del servizio è stata garantita, oltre che dalla disponibilità di strumenti di diagnosi e cura per l’adeguata valutazione del paziente, anche dal ruolo inedito svolto dall’Infermiere di Famiglia e di Comunità.
In particolare, questa nuova figura si è fatta carico di seguire il paziente sin dalla fase di dimissione dal Pronto soccorso, collaborando attivamente con i medici specialisti ospedalieri dei reparti di Geriatria, Pneumologia e Malattie Infettive. In special modo durante il periodo di maggiore emergenza, l’infermiere, oltre a garantire le prestazioni ambulatoriali, quali ad esempio l’esecuzione dei tamponi rapidi, ha dimostrato di sapersi relazionare con i medici di medicina generale e di saper prendere in cura, per quanto di competenza, gli assistiti ed i loro familiari fino alla fase post-acuta della malattia, avvalendosi, ove necessario, anche di visite di controllo e del tele-monitoraggio infermieristico.
“L’hotspot – ha sottolineato il direttore generale della Asst Monza Mario Alparone – ha rappresentato una virtuosa forma di collaborazione tra ospedale e territorio dimostrando di essere un efficace ponte di collegamento tra la medicina generale ed i servizi specialistici di emergenza-urgenza. Va preservata questa esperienza virtuosa anche in un setting assistenziale diverso dal Covid”.