Caso mascherine Ffp2 col marchio CE 2163, il fornitore: «Ecco perché questi prodotti sono conformi e in regola»

Dopo l’avvertimento di Federconsumatori e i dubbi anche a Monza, parla il fornitore delle mascherine ffp2 con marchio CE 2163 che serve anche Farmacom, le farmacie comunali cittadine.
Le maschere Ffp2 al centro del caso
Le maschere Ffp2 al centro del caso

“Sono preoccupato per l’impatto che possono avere le notizie riportate dai mass media a proposito dell’inefficacia dei dispositivi FFP2 con il nostro marchio” esordisce Matteo Monni, amministratore delegato di Munus Medical, azienda leader del settore che fornisce, tra le numerosissime aziende, anche Farmacom, le farmacie comunali di Monza.

“È una materia delicatissima che rischia di creare paura, per non dire panico tra i consumatori finali. E ciò non deve succedere”.

Monni ha contattato il Cittadino dopo aver saputo che anche a Monza si rincorrono voci inerenti la presunta contraffazione dei dispositivi Ffp2 a marchio Munus Medical CE 2163.

“Questi prodotti – continua – sono conformi e in regola come sottoscritto in ogni dichiarazione di conformità che si trova all’interno di ciascuna unità di vendita. Invito tutti gli utenti a consultare il nostro sito istituzionale dove potranno trovare schede tecniche e spiegazioni precise riguardanti i nostri dispostivi oppure a contattare direttamente la nostra assistenza post vendita per chiedere ulteriori delucidazioni “.


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Ma come potrebbe, a priori, un qualsiasi utente riconoscere un prodotto non conforme o, addirittura, un prodotto falso?
“Anche per chiarire ciò – riprende Monni – abbiamo redatto una comunicazione ufficiale. In sintesi posso dire che un prodotto non in regola viene venduto senza contenere al proprio interno dei documenti che vengono considerati essenziali sia per le autorità che eseguono i controlli sia per il consumatore finale. In pratica, deve esserci un soggetto europeo che firma la Dichiarazione di Conformità, in questo caso specifico io stesso, che deve essere il legale rappresentante dell’azienda, sempre rintracciabile e in grado di assicurare un’assistenza post vendita per fornire qualsiasi chiarimento al consumatore finale. Inoltre, insieme al prodotto, deve esserci un manuale d’uso che contenga non solo informazioni generiche su come indossare il dispositivo ma anche condizioni di garanzia, caratteristiche tecniche, rischi e avvertenze”.

I dispositivi Munus Medical (“che non sono mascherine perché in questi casi sarebbe un termine dispregiativo”, avverte l’amministratore delegato) essendo conformi al marchio Ce subiscono una serie di accurati controlli in dogana come previsto dalle leggi europee.
“Si tratta di controlli rigorosissimi – precisa Monni – effettuati in più momenti da autorità diverse. Senza questi passaggi i dispositivi non potrebbero essere messi sul mercato”.

Perché si sia scatenato questo “polverone” Monni non se lo spiega. “Sta di fatto che si è creato solo parecchia confusione e panico”, sottolinea. All’ Universal, l’organismo certificatore, Munus Medical riserva massima fiducia riconoscendone la qualità e le competenze.
“L’azienda che ha innescato la polemica – conclude Monni – anche se sollecitata non ha mai consegnato i documenti riguardanti i presunti test effettuati. Difficile sapere anche dove li abbia eseguiti. In Italia non esistono laboratori abilitati e accreditati a svolgere questo tipo di operazioni”.